Antonio Di Pietro contro tutti, al di là delle sue stesse intenzioni. Beppe Grillo gela infatti la proposta del leader di Idv di una "lista di non allineati" per le prossime politiche, proposta che per la verità era stata già respinta da uno dei suoi primi destinatari, il leader di Sel, Nichi Vendola.Intanto, Pier Luigi Bersani attualmente al bivio tra il dialogo con l’Udc di Pier Ferdinando Casini e l’alleanza di Vasto (ora imbarcare Di Pietro sembra molto difficile), si smarca con la iniziativa della "Carta di intenti". Il segretario del Pd, infatti, annuncia che martedì a Roma presenterà il suo manifesto per il patto dei democratici e dei progressisti. «Questo patto – si legge nella Carta – si rivolgerà non solo alle forze politiche di ispirazione democratica e progressista, ma ad associazioni e movimenti, agli amministratori, alla cittadinanza attiva e alle personalità che intendano concorrere a un progetto di governo in grado di affrontare la grande crisi che stiamo vivendo».A confermare la tensione con l’Idv, però, il quotidiano Europa titola il suo editoriale "Un nemico chiamato Di Pietro". Ma anche Grillo respinge l’ex pm, perché nel suo blog si legge che il "Movimento 5 Stelle" «non si alleerà con nessun partito per le prossime elezioni e non ha ricevuto proposte da parte di alcuno». Come se non bastasse Gennaro Migliore, della segreteria di Sel, spiega a chiare lettere il "no" che il suo leader, Vendola, aveva già lasciato intendere. «Vecchissima politica», è liquidatorio nei confronti della "lista dei non allineati" Migliore, che per massimo sfregio considera la proposta di Di Pietro obsoleta allo stesso modo di quella di Casini del "fronte dei responsabili". «La nostra politica non può ridursi a schieramenti, dove non contano mai i contenuti», insiste l’ex dirigente di Rifondazione. «Rispetto tutte le forze politiche», assicura l’esponente di Sel, convinto che il «M5S sia un movimento che non va esorcizzato», tuttavia aggiunge: «Non capisco cosa potrei discutere con chi ritiene che destra e sinistra non voglia dir più nulla e che su tanti temi, a partire dall’Europa, ha una torsione molto conservatrice e nazionalista». Insomma invece di non allinearsi, Migliore vuole «che si alleino le forze democratiche per chiedere democrazia nei posti di lavoro e un immediato aumento generalizzato dei salari bassi».Ieri è stata giornata "no" per Di Pietro, perché anche un personaggio di spicco di Idv, come il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris, per quanto favorevole a mettere insieme «la parte migliore del Paese», ha giudicato «difficile che il Movimento 5 stelle si allei con partiti presenti nello scacchiere tradizionale».Nel Pd c’è peraltro chi, come Giorgio Merlo, considera chiuso il discorso con l’Idv. Il vicepresidente della commissione parlamentare di Vigilanza Rai, infatti, giudica «singolare» che nel suo partito «qualche reduce sostenga «la strampalata e bislacca tesi» di una alleanza con «i populisti e i demagoghi di turno». Di qualunque genere siano. «Che si chiamino Grillo o Di Pietro non fa alcuna differenza». E che siano o meno alleati fra loro, neppure.