martedì 27 ottobre 2009
«La strage di Capaci fu opera di Cosa nostra ma resta l'intuizione o il sospetto che ci sia stata qualche entità esterna che ne abbia potuto agevolare l'ideazione o l'istigazione, o dare comunque appoggio ad elementi della mafia». Ne è convinto il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, che ha parlato in Commissione parlamentare antimafia della presunta "trattativa" tra le istituzioni e la mafia.
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"La strage di Capaci fu opera di Cosa Nostra ma resta l'intuizione o il sospetto che ci sia stata qualche entità esterna che ne abbia potuto agevolare l'ideazione o l'istigazione, o dare comunque appoggio ad elementi della mafia". Lo ha affermato il procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso, parlando in commissione parlamentare antimafia della presunta "trattativa" tra le istituzioni e Cosa Nostra. Per Grasso "la verità non verrà accertata in modo definitivo fino a quando non si riuscirà a capire perché Falcone non venne ucciso a Roma, come era stato programmato in un primo tempo e in circostanze meno difficoltose, e si preferì invece ricorrere ad un attentato in cui impiegare centinaia di chili di esplosivo".Il procuratore nazionale ha parlato di un "insieme di moventi per le stragi del '92: il movente vendicativo, per quanto fatto da Falcone e Borsellino contro Cosa nostra; un movente preventivo, per quello che avrebbero ancora potuto fare; un movente eversivo, di tipo stragista".
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