Un momento dell'incontro, a Palazzo Chigi, sul cuneo fiscale - Ansa
Cento euro al mese per chi finora ne ha presi 80. E 80 euro per chi oggi era fuori dal bonus Renzi e ha un reddito fino a 35mila euro l’anno, beneficio che poi si riduce fino ad azzerarsi a quota 40mila. Ecco le coordinate del nuovo taglio al cuneo fiscale messo a punto dal governo e presentato ieri al tavolo con i sindacati.
Una misura finanziata con i tre miliardi di euro previsti dalla manovra di bilancio e che scatterà, come già annunciato, con gli stipendi di luglio. In tutto saranno 16 milioni i lavoratori dipendenti che avranno una busta paga un po’ più pesante, 4,3 milioni dei quali sono i nuovi beneficiari.
Il tutto arriverà con un decreto ancora in preparazione, atteso entro fine mese. Ma i numeri dell’operazione il governo li ha messi nero su bianco in due paginette consegnate ai tre leader di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo, che sono usciti dall’incontro piuttosto soddisfatti.
«A dispetto di quanto ha sostenuto una certa propaganda, questa è la prova che la manovra riduce davvero le tasse», ha detto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel corso dell’incontro, assicurando che si tratta di un «primo passo» per arrivare alla riforma dell’Irpef. Un piano di riordino fiscale «che ha l’obiettivo di restituire sicurezza economica ai lavoratori e alle famiglie» e che «coinvolgerà anche i pensionati».
«Sono molto soddisfatto – ha commentato da parte sua il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri – . Dopo aver evitato l’incremento dell’Iva, adesso aumentiamo gli stipendi a milioni di italiani con un intervento ispirato alla strada giusta per la crescita, primo tassello di una più ampia riforma fiscale».
Nel dettaglio, coloro che già percepiscono il bonus Renzi (11,7 milioni di lavoratori dipendenti con redditi tra 8.173 euro e 26.600 su base annua) prenderanno 20 euro in più.
Stessa cifra di 100 euro al mese (1.200 l’anno in prospettiva dal 2021) anche per i redditi fino a 28mila euro finora esclusi dal bonus. Dai 28mila lo sgravio decresce per arrivare a 80 euro a quota 35mila e oltre questa soglia scende ancora fino ad azzerarsi a 40 mila. Ad esempio con 39mila euro di reddito il beneficio è di una trentina di euro mensili.
Secondo quanto ha anticipato la vice-ministra al Mef, Laura Castelli, lo sgravio sarà erogato in due forme diverse: i vecchi beneficiari del bonus Renzi avranno semplicemente un aumento dell’importo ricevuto. Per i nuovi destinatari si tratterà invece di una detrazione.
La scelta è dovuta a ragioni tecniche, perché chi sta nella fascia più bassa dei redditi non avrebbe potuto beneficiare in pieno delle detrazioni.
Ma c’è anche una spiegazione politica perché i renziani incassano un riconoscimento per il loro vecchio bonus, che non sparisce, mentre nelle detrazioni si intravede la logica della riduzione del cuneo e delle aliquote su cui puntano il Pd e il M5s. Ciononostante ieri esponenti di Italia Viva, come il vicecapogruppo Lugi Marattin, sono intervenuti per caldeggiare la sola estensione del bonus a tutta la platea dei beneficiari dello sgravio. «Abbiamo discusso con i partiti della maggioranza e confrontato le varie opzioni, c’è stata una convergenza di tutti su questo modello», ha ricordato però Gualtieri.
I sindacati hanno dato il loro via libera. Annamaria Furlan (Cisl) ha sottolineato il «primo risultato positivo ottenuto anche se «parziale», perché «restano fuori ancora una volta gli incapienti», ovvero i lavoratori sotto gli 8mila euro di reddito. Maurizio Landini (Cgil) ha parlato di una «giornata importante» nella quale «dopo diversi anni c’è un provvedimento che aumenta il salario netto. Nessuno diventa ricco, ma la strada è quella giusta».
«Siamo partiti con il piede giusto», ha aggiunto anche Carmelo Barbagallo (Uil). Tutti e tre sindacati sottolineano che il risultato è il frutto delle mobilitazioni dello scorso anno e ora attendono il governo al varco sulla riforma complessiva del fisco, che dovrà passare da una «vera lotta all’evasione» e dare risposte anche ai pensionati e, appunto, agli incapienti. Gualtieri punta su una legge delega entro aprile.