Cosa potrebbe succedere al governo guidato da Matteo Renzi dopo il referendum sulla riforma costituzionale del 4 dicembre? Ecco i tre possibili scenari.
VINCE IL NO / Esecutivo di transizione per la legge elettorale
In caso di vittoria del No, il desiderio di Renzi di andare presto al voto è ostacolato da almeno tre elementi. Il primo è la non completa fedeltà del gruppo parlamentare del Pd. Il secondo, il più importante, la necessità di scrivere una nuova legge elettorale per la Camera e per il Senato. Il terzo, la celebrazione delle primarie dem e del Congresso. Probabile, dunque, un governo tecnico e di transizione, che il segretario del Pd appoggerebbe senza particolari entusiasmi e senza coinvolgere la sua leadership. In questo scenario le urne potrebbero essere fissate al più presto nel giugno 2017, dopo un evento-chiave: il G7 che l’Italia ospiterà a Taormina.
VINCE IL SI' / 1 Matteo cambia l'Italicum e tira dritto fino al 2018
Se la spunta il sì, il piano sinora messo nero su bianco da Renzi è uno soltanto: cambiare l’Italicum, come promesso ai centristi e alla minoranza democratica, e poi proseguire la navigazione almeno sino a fine 2017 se non sino alla scadenza naturale della legislatura, il 2018. Ci sono infatti due appuntamenti che il premier vorrebbe vivere da protagonista: la celebrazione a Roma dei 60 anni dai Trattati europei, a fine marzo, e il G7 di Taormina a maggio. La vittoria del sì potrebbe portare alla rottura con la minoranza dem, con la conseguenza che Renzi dovrebbe procedere ad un rafforzamento della maggioranza parlamentare e ad un rimpasto di governo.
VINCE IL SI' / 2 La rincorsa verso nuove elezioni in primavera
Spinto dall’eventuale successo referendario, Renzi potrebbe valutare un’accelerazione verso le urne nella primavera 2017. Ovviamente il premier dovrebbe prima mettere in sicurezza la legge di stabilità e attendere la sentenza della Corte costituzionale sull’Italicum, che probabilmente indicherà delle correzioni da apportare alla legge elettorale per la Camera dei deputati. Compiuti questi due passaggi, e forte dell’approvazione della riforma costituzionale, il presidente del Consiglio potrebbe stabilire un percorso con primarie del Pd dopo la celebrazione dei 60 anni dei Trattati Ue (fine marzo) e voto a giugno trainato del G7 di Taormina (fine maggio).