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Le prime aperture del Terzo Polo, rispetto all’annuncio del Guardasigilli Carlo Nordio di voler attuare una «profonda revisione» dello strumento delle intercettazioni, erano arrivate già dopo l’illustrazione in Parlamento delle linee programmatiche del suo ministero. E ieri, alle valutazioni del leader di Azione Carlo Calenda («Parole completamente condivisibili ») e di quello di Italia Viva Matteo Renzi (« Si passi dalle parole ai fatti»), ha fatto seguito l’endorsement esplicito del presidente di Iv, Ettore Rosato, quasi negli stessi termini lessicali: «Condivisibile, speriamo porti a fatti concreti», ha detto dell’ipotesi riformista di Nordio, e nel caso anche «dall’opposizione noi la sosterremo con convinzione ». In pratica, se il ministro e l’esecutivo Meloni decidessero di procedere sulla rotta annunciata alle Camere (che non comporta solo un giro di vite sulla diffusione delle intercettazioni, ma anche una assoluta divisione delle carriere di giudice e pubblico ministero, modifiche alla fattispecie penale di abuso d’ufficio e altro ancora), una fetta delle opposizioni potrebbe essere pronta a sostenere l'impianto della riforma in Parlamento.
Oltre ai terzopolisti, seppur con diverse sfumature, anche altri non alzano barricate: «Nelle parole di Nordio su intercettazioni, separazione delle carriere e ruolo dei Pm mi ci ritrovo - considera il segretario di +Europa, Benedetto Della Vedova - perché, da garantista, ritrovo una prospettiva di riforma liberale della giustizia». Detto questo, prosegue Della Vedova, se «la forma e anche la sostanza fosse garantista, voterei a favore », ma «mi allarma la firma di Nordio su una legge manettara, securitaria, sbagliata e ideologica che è la legge anti rave». Contrari si dicono invece sia il Pd che il Movimento 5 Stelle.
«Le intercettazioni sono uno strumento fondamentale per indagare sulla mafia, camorra, ‘ndrangheta - incalza il deputato 5s Federico Cafiero De Raho, già procuratore nazionale antimafia -. Non esiste indagine complessa sulla criminalità organizzata o sulla corruzione che non le abbia utilizzate». Fuori dal Parlamento, si è già espressa in termini critici l’Associazione nazionale magistrati. E ieri i consiglieri della corrente togata di Area, con un’istanza, hanno chiesto al Csm di convocare un plenum col ministro per un «confronto istituzionale» sui possibili effetti delle riforme annunciate che - secondo la loro valutazione - potrebbero avere «un rilevante impatto sul funzionamento del sistema giudiziario, e in particolare sulla indipendenza dei magistrati del pubblico ministero e sulla efficacia delle attività di indagine».
A favore di una revisione, si dice invece una parte dell’avvocatura: «Assistiamo ogni giorno a un eccesso nell’uso di questo strumento investigativo - sostiene il presidente della Camera Penale di Roma, Gaetano Scalise - e contestualmente verifichiamo negli atti processuali che a fronte di innumerevoli intercettazioni inutili ed intrusive ve ne sono solo alcune di interesse processuale. Il sistema attuale è oramai al collasso». Siamo ancora agli annunci, insomma, ma il dibattito politico è già rovente. Le parole di Nordio, sintetizza il viceministro di Fi alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, hanno «toccato un nervo scoperto. Nessuno mette in discussione l'utilità di questo strumento nei casi previsti dalla legge, ciò che non è accettabile è l'abuso, ossia l'abitudine a farne qualcosa che va al di là della funzione processuale ad esso attribuita dal codice». © RIPRODUZIONE RISERVATA Dopo Calenda e Renzi, anche il presidente di Iv Rosato e +Europa offrono una sponda al giro di vite annunciato dal Guardasigilli: «Speriamo porti a fatti concreti» Pd e M5s restano contrari. I penalisti: il sistema è al collasso Il ministro della Giustizia Carlo Nordio, già procuratore aggiunto di Venezia