mercoledì 25 settembre 2024
La premier: mai voltarsi dall'altra parte, l'Italia pronta a fare la sua parte. Poi la bacchettata a Israele: rispetti il diritto internazionale
L'Ucraina, l'altolà a Israele, le sfide dell'Italia: il discorso di Meloni

ANSA

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Una riflessione "alta". Uno sguardo sul mondo che sta pagando gli «effetti destabilizzanti» dell'aggressione russa all'Ucraina. È il giorno di Giorgia Meloni all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Tredici minuti e una manciata di secondi per far sentire la voce dell'Italia sulle sfide che scuotono e interrogano il pianeta. La premier fotografa questa «epoca molto complessa» e arriva a una prima conclusione: tutto quello che stiamo vivendo e vedendo ci «impone di ragionare in un modo completamente nuovo», ovvero «fuori dagli schemi che abbiamo conosciuto nel passato». Il mondo è cambiato e - riflette Meloni - non si può più dividerlo in «blocchi omogenei». La sfida che ci attende «è un cambio deciso di paradigma nei rapporti tra le Nazioni e nel funzionamento degli organismi multilaterali, l'obiettivo è «costruire un modello di cooperazione completamente nuovo». Che muova, però, da quegli stessi principi e valori messi nero su bianco nella Carta delle Nazioni Unite e che in «questo tempo sono stati messi in discussione addirittura da un membro permanente del Consiglio di sicurezza», scandisce Meloni, chiamando ancora una volta in causa Mosca. L'affondo è deciso: sulla difesa di quei valori «l'Italia non intende arretrare. Perché sono principi e valori posti a garanzia di tutti, soprattutto delle Nazioni che hanno meno strumenti per difendersi». Per questo, «non possiamo voltarci dall'altra parte di fronte al diritto dell'Ucraina a difendere le sue frontiere, la sua sovranità, la sua libertà. Così come affermiamo il diritto dello Stato di Israele di difendersi da attacchi esterni, come quello orribile del 7 ottobre scorso, ma allo stesso tempo - rimarca la premier, con quella che suona come una "bacchettata" - chiediamo ad Israele di rispettare il diritto internazionale, tutelando la popolazione civile, anch'essa vittima in gran parte di Hamas e delle sue scelte distruttive».

Ecco Meloni all'Onu. Il messaggio a Israele, l'auspicio di una nuova leadership palestinese, il rinnovo sostegno all'Ucraina e l'invito alla comunità internazionale ad «alzare la voce» in Venezuela. Ecco i nodi di politica estera toccati che scuotono il mondo. Passaggi che non passano inosservati. Uno su tutti: quello su Israele, finito sul banco degli imputati nel primo giorno dei grandi al Palazzo di vetro non solo per Gaza ma anche per l'escalation in Libano. «Rispettare il diritto internazionale», ripete la premier. «E seguendo lo stesso ragionamento sosteniamo, ovviamente, anche il diritto del popolo palestinese ad avere un proprio Stato, ma affinché questo possa vedere presto la luce è necessario che i palestinesi lo affidino a una leadership ispirata al dialogo, alla stabilizzazione del Medio Oriente e all'autonomia», ha aggiunto citando gli Accordi di Abramo come esempio di «convivenza e cooperazione vantaggiosa sulla base del mutuo riconoscimento. Se questa è la prospettiva sulla quale tutti dobbiamo lavorare, e lo è, oggi l'imperativo è raggiungere, senza ulteriori ritardi, un cessate il fuoco a Gaza e l'immediato rilascio degli ostaggi israeliani». Il capitolo Medioriente è ricco. «Non possiamo più assistere a tragedie come quelle di questi giorni nel Sud e nell'Est del Libano, con il coinvolgimento di civili inermi, tra cui numerosi bambini», incalza Meloni che non dimentica Ucraina («Non possiamo voltarci dall'altra parte») e il Venezuela: «La comunità internazionale non può rimanere a guardare mentre in Venezuela, a distanza di quasi due mesi dalle elezioni, ancora non è stato riconosciuto il risultato elettorale, ma nel frattempo si è consumata una brutale repressione, la morte di decine di manifestanti, l'arresto arbitrario di migliaia di oppositori politici, l'incriminazione e l'esilio del candidato presidente dell'opposizione democratica. È nostro dovere alzare la voce». La premier ha insistito anche su un tema a lei caro, la guerra globale ai trafficanti di esseri umani. «Sono felice che quell'appello non sia caduto nel vuoto, e che in primis a livello G7 si sia trovata l'intesa per dare vita ad un coordinamento internazionale per smantellare queste reti criminali. Ma bisogna fare di più. Le Nazioni Unite devono fare di più, perché queste organizzazioni criminali stanno riproponendo, sotto altre forme, una schiavitù che questa Assemblea, in altri tempi, ebbe un ruolo fondamentale nel debellare definitivamente. Non si torna indietro». La presidente del consiglio ha affrontato anche altri temi: la riforma del consiglio di sicurezza, che «non può prescindere dai principi di eguaglianza, democraticità e rappresentatività», la necessità di una nuova forma di cooperazione paritaria incarnata a suo avviso dal piano Mattei per l'Africa. «Il destino ci sfida, ma in fondo lo fa per metterci alla prova. Nella tempesta, possiamo dimostrare di esser all'altezza del compito che la storia ci ha dato. L'Italia, come sempre, è pronta a fare la sua parte", ha concluso citando il patriota Carlo Pisacane.

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