Per la liberazione dei nostri
connazionali in Libia "
non è stato pagato alcun riscatto". Lo
ha detto
il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, riferendo in
Senato sulla morte dei due italiani uccisi in Libia,
Salvatore
Failla e Fausto Piano. Le salme saranno rimpatriate solo oggi. I due tecnici italiani sono morti in Libia dopo essere
stati rapiti insieme a due colleghi, che invece sono riusciti a
fuggire e sono tornati in Italia. Intervistato dal Messaggero,
il ministro degli Esteri del governo di Tripoli afferma che i
due "sono stati uccisi con un colpo alla nuca, esecuzione a
sangue freddo compiuta da criminali tunisini" e ribadisce che la
lotta al Daesh è la priorità. Nel bilaterale di ieri a Venezia,
pressing del presidente francese Hollande perché in Libia si
agisca, poiché la minaccia incombe, con il premier
Renzi il
quale ribadisce che la
priorità è la formazione di un governo,
pur aggiungendo che "i libici per primi devono sapere che il
tempo a loro disposizione non è infinito".
"
Non sono emersi elementi di
riconducibilità di formazioni di Daesh", nel sequestro dei
nostri connazionali in Libia ha detto il ministro relazionando in Senato e commemorando le due vittime. "Non è mai giunta alcuna
rivendicazione. L'ipotesi più accreditata è quella di un
gruppo criminale filo-islamico operante tra Mellita, Zuwara e
Sabrata".
Gentiloni ha aggiunto che "Il Copasir sarà aggiornato
continuamente, su una una vicenda che presenta ancora molti
punti oscuri".
"Gli interventi spesso non sono la soluzione,
ma a volte possono aggravare il problema" ha detto a proposito di un intervento in Libia.
"A chi snocciala cifre di soldati - ha aggiunto Gentiloni - ricordo che la
Libia ha una estensione di sei volte l'Italia. Non è proprio un
teatro facile per esibizioni muscolari. Diciamo no a rullare di
tamburi o a radiose giornate interventiste".
L'Italia dice
no a "avventure inutili e pericolose per la
nostra sicurezza nazionale", ha aggiunto. "Interverrà in Libia solo "su
richiesta di un governo legittimo" e dopo avere avuto il via libera
del Parlamento. "Noi lavoriamo per rispondere ad eventuali richieste di sicurezza del governo libico - ha detto Gentiloni - niente di più e niente di meno, nel rispetto della Costituzione e ovviamente lo faremo solo in
seguito al via libera del Parlamento, come ha ricordato qualche
giorno fa il presidente del Consiglio".
Intanto la moglie di Salvatore Failla, nel corso di una conferenza stampa a Roma, ha fatto ascoltare l'audio dell'ultima conversazione telefonica avuta con il marito, risalente al 13 ottobre scorso. "Io sono rimasto da solo e ho bisogno di cure mediche, ho bisogno di aiuto. Parla con giornali e tv, vedi di muovere tutto quello che puoi muovere", dice Failla al telefono.