venerdì 12 marzo 2010
Dopo la denuncia delle associazioni sulla mancanza di finanziamenti, la responsabile della Pubblica Istruzione chiama in causa anche le Regioni: necessario agire insieme e coordinare gli interventi.
  • Quei pregiudizi che soffocano la libertà di educazione, di E. Mainardi
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    Più «coordinamento tra gli interventi regionali e quelli dello Stato». Ma anche«un insieme equilibrato di misure» per «garantire la stabilità e la continuità di lavoro» delle scuole paritarie. Il ministro della Pubblica Istruzione, Mariastella Gelmini, indica queste come tracce per dare compimento alla legge sulla parità scolastica. È una prima, anche se parziale risposta, alla denuncia delle associazioni della scuola paritarie, che considerano la legge zoppa, visto che la parità è stata introdotta soltanto dal punto di vista normativo, mentre resta ancora dolente il capitolo economico.Dunque, come ministro, cosa può rispondere a questa osservazione?«Fissare il nuovo quadro normativo, dalla legge ai regolamenti attuativi, è la stata la priorità di questi anni. Dal punto di vista economico non bisogna dimenticare che si è "traghettato" il sistema delle parifiche nel nuovo regime delle convenzioni per le scuole primarie con un finanziamento significativo assicurato per ogni classe (19.000 euro per classe) e per il sostegno all’handicap. Stiamo studiando come estendere l’intervento a tutto il primo ciclo di istruzione».I ministri che si sono succeduti hanno sempre esibito difficoltà legate ai bilanci ministeriali per giustificare il mancato finanziamento. Eppure è stato più volte dimostrato che uno studente delle statali costa molto di più (circa dieci volte tanto) rispetto a uno delle non statali…«Certo, è così. Bisogna uscire dalla stucchevole distinzione scuola pubblica e scuola privata. La scuola, anche quella paritaria, è sempre pubblica».Alcune Regioni hanno provveduto a emanare  provvedimenti in nome della parità (buono scuola, aiuti alle famiglie). Una supplenza per il non intervento dello Stato che diventa alibi per lo Stato? Altre Regioni non intervengono per mancanza  di fondi e chiedono l’intervento dello Stato…….«Molti interventi delle Regioni si collocano nelle misure a favore del diritto allo studio, area di competenza regionale. Dobbiamo lavorare per un maggior coordinamento degli interventi, nazionali e regionali, per garantire pari opportunità a tutti gli studenti e salvaguardare le priorità che ogni governo regionale intende darsi».Meglio un finanziamento alle famiglie o alle scuole?«Non c’è un’unica strada per una autentica libertà di scelta educativa da assicurare ad ogni famiglia. Occorre un insieme equilibrato di misure che siano, da un lato, centrate sul sostegno alla persona dello studente e alle famiglie, e dall’altro, in grado di garantire la stabilità e la continuità del lavoro delle scuole».Altro aspetto dolente, la disattenzione che a volte la burocrazia ministeriale mostra verso la scuola paritaria. (Circolari che non fanno riferimento alle paritarie, oppure esclusione delle paritarie da progetti innovativi o di aggiornamento)  Come è possibile dare vita davvero a una attenzione globale verso l’unico sistema scolastico nazionale pubblico?«A tutti i direttori generali è stata richiesta un’attenzione specifica per evitare discriminazioni ed esclusioni nel varo di progetti innovativi. Nonostante gli anni passati dal varo della legge sulla parità non è facile cambiare una mentalità radicata. Siamo tuttavia determinati, a partire dal riordino in corso del secondo ciclo, a ragionare nei termini di un sistema nazionale e pubblico di istruzione. Il superamento della contrapposizione tra scuola statale e scuola paritaria è nelle norme e nei principi; deve tradursi anche nelle procedure e nelle decisioni dell’amministrazione».La realizzazione di un’autentica parità richiede una vera autonomia scolastica. Condivide?«Sono d’accordo; l’autonomia non deve, tuttavia, essere anarchia, ma responsabilità ed efficacia. Le scuole autonome devono avere a riferimento programmi di studio chiari e comprensibili e collaborare con l’Invalsi per la garanzia di qualità».Un suo predecessore, Luigi Berlinguer, padre della legge 62, dice che questa legge è attuata al minimo delle sue potenzialità. Condivide questo giudizio? E se sì cosa pensa di fare per attuarle?«L’impostazione originaria della legge è stata quella di una soluzione normativa al problema della parità con una sottovalutazione delle condizioni necessarie per la sua messa in opera. Il processo si è messo in moto e procede, ma risente dei limiti della impostazione originaria».Sono le ultime settimane per la scelta della scuola superiore. La riforma ha introdotto novità e razionalizzato indirizzi di studio. Come sarà coinvolta la scuola paritaria in questo processo, ad esempio nella definizione della nuova rete scolastica? «I nuovi percorsi sono identici nella scuola paritaria come nella scuola statale. La definizione della rete scolastica è responsabilità delle Regioni; nelle esperienze  più dinamiche ed efficaci è ormai diffusa una attenta considerazione dell’apporto delle scuole paritarie all’interno dell’offerta formativa attivata sul territorio. Naturalmente sempre rispettando la libertà di iniziativa di singoli cittadini, di istituzioni o di associazione in campo educativo».
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