«Civismo, popolarismo, sussidiarietà»: su questi temi si tiene un forum che oggi a Padova vedrà confrontarsi con le ex ministre Mariastella Gelmini di Azione ed Elena Bonetti di Italia Viva, e con l’ex segretario della Cisl Raffaele Bonanni, amministratori locali, associazioni ed esponenti della società civile. «Dentro Azione intendiamo portare la nostra cultura popolare», spiega Gelmini, portavoce del movimento di Calenda.
Perché questa iniziativa? Come si connotano i popolari dentro Azione?
Azione ha nel suo manifesto politico un chiaro riferimento al popolarismo. Il fatto che Calenda abbia chiesto ad Emma Fattorini, a me, a Carmine Pacente e ad altri amici di farci portatori di questi valori, significa che consideriamo il riferimento al popolarismo non un’indicazione meramente culturale, ma un motore di iniziativa politica. Per l’europeismo, la centralità della persona, la libertà di scelta educativa, la sussidiarietà, la valorizzazione del tessuto di piccole e medie imprese. E io di questo lo ringrazio. Un partito non può essere solo una somma di “soluzioni” ai problemi, per quanto ben articolate. Serve un ancoraggio valoriale e per molti di noi questo è il popolarismo.
Come giudica l'idea di un rassemblement popolare alle Europee lanciata da Maurizio Lupi? Si può riaprire un dialogo anche con Forza Italia?
La nostra iniziativa non nasce pensando alle elezioni europee ma al futuro dell’Europa e dell’Italia. La proposta di un rassemblement in astratto potrebbe pure essere interessante: peccato che non si possa essere popolari senza essere convintamente europeisti. E i popolari italiani non possono stare dalla parte di chi non ratifica il Mes. Queste contraddizioni rischiano di esplodere e fare danno al Paese,
Quale è la collocazione naturale di Azione?
Azione ha al suo interno diverse anime e oltre ai popolari ci sono liberali, socialisti, democratici, riformisti. Il nostro riferimento è Renew Europe. Il futuro dipenderà da molti fattori: oggi il rischio è che anche il Ppe europeo viri troppo a destra.
Il governo con l’Ue vive un momento complicato fra aperture (con Francia e Germania) e discussioni accese, come sul Mes e il Pnrr.
Dò volentieri atto a Giorgia Meloni di aver chiuso – con l’incontro con Macron – l’incidente di inizio legislatura con la Francia. E bene anche il dialogo con la Germania. Ma tutto questo rischia di essere vanificato dalla sconclusionata gestione della vicenda Mes. Non si può essere europeisti a corrente alternata: quel Trattato va ratificato o rischiamo di pagare un prezzo molto alto per pure ragioni propagandistiche. Con questo atteggiamento si fa fatica poi in Europa a negoziare - nell’interesse dell’Italia - sul Pnrr o sul Patto di stabilità. Credo che in maggioranza qualcuno cominci a capirlo. Per quanto riguarda il Pnrr siamo in un momento decisivo e attendiamo di conoscere le modifiche che l’Italia intende proporre all’Europa. Con la mozione di mercoledì scorso abbiamo chiesto di discuterne in Parlamento, di ripristinare Industria 4.0 e di riportare la Sanità al centro del dibattito, destinando al Servizio sanitario l’attenzione e le risorse che merita. Siamo preoccupati, perché dal Pnrr dipende il futuro del nostro Paese ma anche quello di una nuova visione europea.
Opposizioni sempre più divise. Come giudica il dialogo ripartito fra Pd e M5S?
Mi pare che la neo segretaria Schlein si stia impegnando a confermare le previsioni: il Pd sotto la sua guida sembra aver rinunciato aduna prospettiva riformista. La partecipazione alla manifestazione di Conte e Grillo (quella delle brigate con il passamontagna) è stata un errore grave. Poi per carità sui singoli temi ci possiamo confrontare come per esempio sul salario minimo, ma questa deriva allontana la prospettiva di costruire una alternativa.
Forum oggi a Padova con l'ex ministra Bonetti di Iv e l'ex segretario della Cisl Bonanni. La portavoce di Azione: «Forza Italia alleata di antieuropeisti. Sclein-Conte? Collaborare è difficile»
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