sabato 14 agosto 2010
Più di 1500 persone hanno partecipato alle esequie di Emlou Arvesu, la filippina massacrata per strada dal pugile Oleg Fedchenko. L'appello di monsignor Quadri: «Questa città è dura, dobbiamo volerci bene, togliere le divisioni, imparare a vivere insieme».
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Il momento del ricordo e del dolore per la messa in suffragio di Emlou Arvesu, la filippina di 41 anni massacrata lo scorso 6 agosto per strada a Milano da Oleg Fedchenko, un pugile ucraino di 25 anni con disturbi mentali, è diventato anche quello per lanciare un messaggio per il futuro - italiani e stranieri, bianchi e neri insieme - e di speranza per arrivare a una città davvero unita.È stato accolto l'invito dell'arcivescovo del capoluogo lombardo, il cardinale Dionigi Tettamanzi - il messaggio già diffuso nei giorni scorsi in cui chiedeva la celebrazione di una funzione religiosa è stato riletto e applaudito - per una città «dove tutti siano responsabili di tutti». Concetto ribadito, anche dal sindaco Letizia Moratti, presente insieme agli assessori Mariolina Moioli e Giovanni Terzi.In una piovosa mattina di agosto la chiesa del SS. Redentore in via Pierluigi da Palestrina, a poche decine di metri dal luogo della tragedia, viale Abruzzi, era stracolma: circa 1.500 persone. Non solo la comunità filippina, ma anche molti italiani. E poi il cappellano capo della comunità cattolica ucraina Aleksandr Lisowski, e alcuni suoi connazionali, a fianco a don Giancarlo Quadri, responsabile della Pastorale dei migranti della Diocesi. Il prete, una vita per l'integrazione e la cui sensibilità è a tutti nota, ha iniziato la celebrazione in maniera particolarmente sofferta da un altare davanti al quale c'erano una grande fotografia della vittima e poi due grandi mazzi di fiori. Su quello della famiglia - di rose e lilium bianchi - la scritta «Ti vogliamo tanto bene "Emmy"», firmato dal marito Alfred e dai figli Ruzel e Gian. L'altro del Comitato "Abruzzi-Piccinni". «Non è sempre facile pregare - ha detto don Quadri - dobbiamo fare uno sforzo di umanità. Una donna che non ha mai conosciuto la violenza non c'è più. Questa città è dura, si fa tanta fatica, dobbiamo volerci bene, togliere le divisioni, imparare a vivere insieme, basta con "tu sei bianco e tu sei nero". Milano è una città bellissima, siamo noi che dobbiamo farne una città bella lavorando insieme». Il sacerdote, che ha ricordato come siano circa 10 mila i filippini minori di 18 anni a Milano, ha confessato la sua felicità per il fatto che il figlio diciassettenne di Emlou «molto arrabbiato con gli ucraini, abbia poi accettato di pregare insieme».Il sindaco, che ha espresso parole di cordoglio alla famiglia e alla comunità filippina, ha sottolineato: «Sappiamo che è un momento molto duro per loro ma quando ritorneranno dal loro Paese dobbiamo essere loro molto vicini soprattutto per i due ragazzi che dovranno riprendere gli studi e avranno bisogno di amicizia e solidarietà».
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