lunedì 14 febbraio 2011
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Pattugliamenti al largo delle coste tunisine, mezzi navali e terrestri e, come preannunciato dal ministro dell'Interno Roberto Maroni, un contingente di poliziotti per frenare il flusso di migliaia di disperati che stanno sbarcando in questi giorni a Lampedusa. È questo "l'aiuto italiano" che stasera il ministro degli Esteri Franco Frattini andrà ad offrire a Tunisi in un colloquio delicatissimo con il primo ministro del governo di transizione tunisino Mohammed Gannouchi.Quello di oggi, per il titolare della Farnesina, è un vero e proprio tour de force diplomatico, apertosi in mattinata in Siria, proseguito nel pomeriggio ad Amman per culminare in serata con la tappa in Tunisia."Finora il meccanismo" dei pattugliamenti delle coste nord africane, ha spiegato il titolare della Farnesina, "ha funzionato, e vogliamo ripristinare quel meccanismo che fino ad un mese fa aveva azzerato l'immigrazione clandestina". "Sono certo - ha aggiunto in previsione dell'incontro con Gannouchi - che la collaborazione tra Italia e Tunisia riprenderà più forte di prima".Il clima a Tunisi non è tuttavia dei più favorevoli. Al di là del caos che ancora domina il Paese dopo la 'cacciatà di Ben Ali, le autorità di transizione hanno già fatto sapere di essere disposte a collaborare con l'Italia per arginare l'ondata migratoria, ma di non poter permettere "ingerenze" nei loro affari interni. "Tanto la Tunisia è fortemente interessata a preservare le relazioni di amicizia e cooperazione con l'Italia, tanto esprime il suo stupore" per l'annuncio dell'Italia di voler inviare propri mezzi, hanno commentato da Tunisi dopo che ieri un portavoce del governo aveva definito Maroni un ministro di "estrema destra razzista".Ci sarà da lavorare e non poco per trovare un accordo, ma l'insistenza con la quale proprio Maroni e Frattini oggi hanno rilanciato la necessità di un intervento italiano (e europeo) è indicativa della determinazione del governo italiano nel voler frenare l'emergenza sbarchi.Frattini comunque ha avuto in mattinata incontri a Damasco con il presidente siriano Bashar al Assad e il suo ministro degli Esteri Walid Moallem. "La Siria è un Paese stabile e solido", ha commentato il capo della diplomazia italiana di fronte ai fremiti rivoluzionari che stanno investendo la regione. Ma una della chiavi per garantire stabilità al Medio Oriente passa attraverso una pace "equilibrata, giusta e onnicomprensiva". In quest'ottica, Israele, per la sua stessa sicurezza, deve mettere fine agli insediamenti nei Territori e restituire il Golan alla Siria. Musica per le orecchie di Moallem, che da parte sua ha accolto con favore la proposta italiana di un "nuovo patto per il Mediterraneo" tra Paesi della sponda Nord e quelli della sponda Sud. I rapporti con la Siria, alleato di ferro nella regione dell'Iran di Ahmadinejad, segnano comunque punti di convergenza. In primavera proprio Frattini accompagnerà una missione di imprenditori italiani a Damasco, mentre Assad arriverà in visita ufficiale in Italia a fine anno o al più tardi nei primi mesi del 2012.Nel pomeriggio invece, ad Amman, il colloquio con il re giordano Abdallah II, capofila dei leader arabi moderati, e con il neo primo ministro Marouf Bakhit. Si è parlato di come rilanciare il processo di pace israelo-palestinese, ora in fase di pericoloso stallo, e si è firmato un accordo di cooperazione italo-giordano nel settore del nucleare.
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