venerdì 13 novembre 2015
​Testimonianze di oggi e del passato davanti a studenti di Messina, Bitonto e Catania. (A.M. Mira)
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«Io non ho mai perso il mio sogno. Tornare indietro nel tempo per capire chi ha ucciso mio padre e vederlo buttare la pistola lontano». C’è un velo di commozione nelle parole di Daniela, vicepresidente di Libera e figlia di Francesco Marcone, direttore dell’Ufficio del registro di Foggia ucciso dalla mafia nel 1995. Ad ascoltarla, attentissimi, bambini e ragazzi di scuole di Messina, Bitonto  e Catania, e collegati via skype quelli di Vittoria e Palma di Montechiaro. Sono i vincitori del concorso tra le scuole del Sud 'Chiamami ancora amore. Un altro mondo è possibile' promosso da Avviso pubblico. Accanto a loro tanti giovani di Napoli. L’occasione è la VI edizione della festa nazionale dell’associazione tra comuni contro le mafie e la corruzione.Siamo a Napoli, rione Forcella, scenario negli ultimi mesi di una ripresa della violenza camorrista. Siamo in un luogo simbolo, 'Piazza Forcella', spazio comunale dedicato alla memoria di Annalisa Durante, solo 14 anni, uccisa nel 2004 in un agguato al giovane boss Salvatore Giuliano che di lei si fece scudo. Fatti concreti come la 'biblioteca a porte aperte' o i giovani attori della compagnia teatrale 'Muricena', le macerie in dialetto napoletano del ’600 sulle quali ricostruire. Ad accogliere ragazzi e testimoni è Giannino, il papà di Annalisa che con impegno ne tiene viva la memoria. «Si deve fare di più per aiutare i ragazzi a scegliere strade diverse – dice –. Servono lavoro, iniziative culturali, proposte concrete». Solo così si permetterà ai giovani di sognare, riflessione che ha accompagnato tutti gli interventi. «Dobbiamo infondere nei giovani il sogno. Quando avevo la vostra etá mi mettevo davanti allo specchio e sognavo di diventare un campione». A parlare è Patrizio Oliva, medaglia d’oro olimpica di pugilato, campione europeo e mondiale, oggi impegnato coi giovani sul fronte della legalità e dello sport pulito. «Non c’è più gloria per un uomo che conquistare qualcosa coi propri piedi e le mani». Per questo, aggiunge con forza, «non dobbiamo mai pensare che la mafia si possa sostituire allo Stato. La dignità dell’uomo non ha padroni ». E non poteva mancare una replica alle recenti polemiche su Napoli. «La città non é il regno della camorra. ma dei giovani che hanno talenti, ai quali dobbiamo dare i mezzi per esprimersi». È anche la riflessione di don Gennaro Matino, parroco napoletano e scrittore: «Dobbiamo dare un sogno ai giovani, un futuro. Non possiamo deluderli». Ma, avverte, «bisogna avere il coraggio delle parole di amore che contrastano le parole di fumo che ingannano con promesse non mantenute». Con un preciso messaggio «a chi ci governa che deve esercitare un potere non fine a se stesso, ma di servizio». Impegno che prende Alessandra Clemente, assessore ai giovani del comune di Napoli, figlia di Silvia Ruotolo, vittima innocente di camorra. «Che i giovani debbano rivolgersi alle mafie è un destino che possiamo sgretolare. Perché le mafie non danno risposte concrete, ma truffe e illusioni. E non è vero che tanto non cambierá mai». Ce lo dicono ancora le tante vittime delle mafie. «È importante ricordare tutti i loro nomi – è l’invito di Daniela Marcone – non solo per piangere. Il dolore è giusto, ma ci deve far fare uno scatto in avanti. Mio padre amava la sua terra, lo Stato, fino a dare la vita. Tocca a tutti noi ora darci da fare».
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