È un richiedente asilo il giovane della Costa d'Avorio che si è dato fuoco stamani all'aeroporto di Fiumicino (Roma) per evitare l'espulsione. Lo rende noto il Consiglio italiano rifugiati (Cir), che esprime dolore e sconcerto e punta il dito contro il cosiddetto “Regolamento Dublino”.Secondo quanto ricostruito dal Cir il ragazzo, un diciannovenne di origine ivoriana, aveva presentato domanda d'asilo in Italia e successivamente si era trasferito in Olanda. Ma in base al Regolamento Dublino (2003/343) è stato rispedito Italia: la norma europea, infatti, prevede che un richiedente asilo resti nel primo Paese europeo che lo ha accolto.Ma mercoledì, all'arrivo a Roma, ha scoperto che la sua domanda di protezione internazionale era stata rigettata. Ad accoglierlo, un decreto di espulsione. Difficile capire che cosa sia successo in quelle giornate. Secondo quanto riferito dalla polizia giovedì mattina, poco dopo le 10, il ragazzo si è presentato nell'ufficio della Polizia di frontiera in aeroporto e ha mostrato il decreto di espulsione. Poi ha estratto una tanica di benzina, si è versato del liquido addosso e ha cercato di darsi fuoco con un accendino. Gli agenti hanno cercato di bloccarlo, ma il giovane è riuscito a divincolarsi e a darsi fuoco in un corridoio.Una agente ha preso un estintore e ha spento le fiamme, che nel frattempo avevano investito anche un altro poliziotto. Il ragazzo è stato trasportato all'ospedale Sant'Eugenio di Roma, dove è stato ricoverato in codice rosso, mentre il poliziotto, che ha riportato ustioni a un braccio guaribili in 20 giorni, è in codice giallo.«Siamo di fronte all'ennesima tragedia provocata dal Regolamento Dublino, questo giovane ragazzo chiedeva di essere protetto - commenta Christopher Hein, direttore del Consiglio Italiano per i Rifugiati -. Avrà avuoto buoni motivi per spostarsi dall'Italia verso l'Olanda, e poi è stata rinviato nel nostro Paese». Restano ancora diversi aspetti da chiarire su questa vicenda: un gesto eclatante e folle. Che cela la disperazione di un giovane che ha visto crollare di fronte a sé l'ultima speranza di una vita migliore e sicura.Per il direttore del Cir è tempo di un bilancio sul Regolamento Dublino che, proprio questo mese, compie dieci anni di attuazione «Secondo noi ha prodotto molte sofferenze personali e una gestione inefficiente del tema dell'asilo a livello Europeo, basata sugli interessi di alcuni Stati piuttosto che sui diritti delle persone - riflette Hein - Come Cir siamo convinti che il Regolamento Dublino debba essere abolito». E sostituito con un sistema che prenda in considerazione i legittimi interessi dei richiedenti asilo, prima di tutto i suoi legami con familiari e conoscenti in altri paesi europei. E che sia più omogeneo in termini di protezione e accoglienza tra i diversi Stati dell'unione.