Il presidente della Camera Gianfranco Fini, come dimostrato in questi giorni, non ha nessuna intenzione di chiudere la polemica sul dibattito interno al Pdl e dalla Scuola di formazione del partito a Gubbio rilancia la richiesta di un maggiore dibattito interno."Non è solo una questione di metodo, ma anche di merito", ha detto. In precedenza aveva rintuzzato le varie critiche che in questi giorni gli sono state rivolte dagli alleati della Lega e dal direttore del Giornale Vittorio Feltri."Il mio ruolo impone un atteggiamento terzo. Alla luce delle dichiarazioni di questi giorni non posso non dire che non ho lo scolapasta sulla testa, non posso essere liquidato come un matterello, non ho tra le mie letture il Capitale, quindi non posso essere liquidato come un compagno e non ho l'ambizione di andare al Quirinale", ha detto.Fini ha rivendicato per sé il diritto ad intervenire nel dibattito quotidiano, rintuzzando le critiche che gli aveva rivolto dal Meeting di Rimini il presidente del Senato Renato Schifani, in particolare per la presa di posizione sul testamento biologico: "Sono un soggetto politico a pieno titolo, devo dire le mie opinioni: dove se non pubblicamente?" Quindi un riferimento alla telefonata di ieri con Silvio Berlusconi: "Berlusconi mi ha detto: è dal 27 marzo che non c'è nessun confronto. Io gli ho detto - spero non si offenderà che lo dica pubblicamente -: non è possibile che dal 27 marzo il partito non decida"."È nella natura di un partito come il nostro discutere, chi si aspettava vi fosse il pensiero unico ha sbagliato". Poi l'affondo sulle singole questione. Sugli immigrati alla Lega manda a dire che "è miope affrontare questo problema solo sul versante della sicurezza" e che "il Pdl nasce come un movimento nazionale, la questione Sud va discussa" e che sulla difesa dei cittadini è stata concessa "la bandierina delle ronde", ma ora vanno forniti fondi alle forze di polizia.Duro con Berlusconi anche sulla questione giustizia dopo che il premier aveva l'altro ieri accusato che le procure di MIlano e Palermo, indagando su fatti di mafia del periodo '92-'93, "cospirano contro di noi": "Sono convinto che c'è un accanimento su Berlusconi, ma neppure lontanamente bisogna dare il sospetto che noi non vogliamo verità sulle stragi. Sui fatti che riguardano Borsellino e Falcone va fatta verità anche se dopo molti anni", dice Fini. Infine una battuta sul testamento biologico, all'origine della polemica con Schifani: "Non si è fatto tutto il possibile per trovare un punto di equilibrio e di sintesi su tutta questa questione".