«Settimana prossima parte in commissione Affari sociali alla Camera l’esame della legge sul fine vita». È il pomeriggio di ieri – prima che si riaccenda la polemica sul presidente del Consiglio – quando il ministro della Salute Maurizio Sacconi spiega che «per il governo si tratta di una materia che è urgente portare a compimento e quindi ci aspettiamo che nel più breve tempo possibile quel disegno di legge, già licenziato dal Senato, venga approvato definitivamente. E sia chiaro: considerare alimentazione e idratazione quali sostegni vitali, indisponibili, è un caposaldo che deve restare inalterato».
Perché adesso torna ad essere così urgente l’approvazione di questa norma? Anche nella maggioranza c’era chi consigliava «pause di riflessione»... Perché non si ripetano casi come quello di Eluana Englaro e per evitare che il vuoto normativo venga colmato da provvedimenti della magistratura. Molti di noi avrebbero preferito non dover regolare per legge il confine tra la vita e la morte, ma siamo costretti a farlo per scongiurare la possibilità che a decidere al posto del legislatore legittimato dal popolo siano soggetti non democraticamente eletti. Come quella parte della magistratura che pensa di poter creare nuove regole anche lontane dalla lettera e dallo spririto della Costituzione. Sfido chiunque infatti a dimostrare che i compromessi individuati dai padri costituenti possano lasciare adito a derive eutanasiche.
Qualcuno potrebbe obiettare che in un periodo di crisi economica come questo le priorità sono altre...Al contrario. Le società occidentali hanno necessità di ridare 'peso' ai valori, a partire da quello della vita. Se non saremo capaci di ridare il giusto primato alla tutela della vita e rimettere al centro la persona, non usciremo neppure dalla crisi. La deriva nichilista priva la società della spinta vitale e la deprime anche dal punto di vista economico. Quelli della vita e dello sviluppo economico sono temi molto più collegati di quanto non si pensi. E infatti, la fondazione che ho promosso con Stefania Craxi ha organizzato, assieme a quella creata da Gianni Alemanno, un incontro il 3 luglio a Roma su 'Il valore della persona nella regolazione sulla vita e nell’economia sociale di mercato'.
Torniamo alla legge sul fine vita. Quali sono i punti della norma che devono restare fermi?L’indisponibilità di idratazione e alimentazione che sono sostegni vitali e non terapie. Questa non è solo la posizione di tutto il governo e della maggioranza, ma ricordo che anche nella mozione presentata dal Pd al Senato non si definiva l’alimentazione come una terapia. Al di là delle divisioni su come regolare la materia, quindi, il presupposto della legge è stato condiviso di fatto dal 90% dei senatori. E non è negoziabile.
E cosa invece si può discutere ed eventualmente cambiare? Gli ordini dei medici si sono divisi al momento di approvare un documento sulla questione. La parte sulle dichiarazioni anticipate di trattamento è maggiormente opinabile. Ma proprio ai medici vorrei ricordare che la sentenza della Corte costituzionale sulla fecondazione assistita ha stabilito che sia il medico – in scienza e coscienza – a dover avere l’ultima parola sul numero di embrioni da produrre e impiantare. Sarebbe paradossale se questo stesso principio non venisse considerato per le dichiarazioni del paziente: il medico dovrà certo tenerle in massimo conto, ma non potrà applicarle in maniera automatica, dovrà avere l’ultima parola.
A proposito di fecondazione assistita, erano state annunciate nuove linee guida: quando arriveranno? Proprio oggi (ieri, ndr) ho firmato i due decreti con i quali vengono istituiti un osservatorio e una commissione che dovranno l’uno monitorare l’applicazione della legge, l’altra fornire i pareri etico-giuridici per redigere – probabilmente entro fine anno – le nuove linee guida, conseguenti alla sentenza della Consulta. Che, lo ricordo, ha eliminato il rigido vincolo dei tre embrioni, ma ha ribadito che gli stessi embrioni non possono essere manipolati o crioconservati o utilizzati per ragioni diverse dalla procreazione della coppia.
Nel frattempo si è bloccata la legge sulle cure palliative. Fondi troppo scarsi, accusa l’opposizione. Non è così: per le cure palliative ci sono 100 milioni. La discussione si è bloccata su circa 3 milioni relativi alla creazione della rete degli operatori. Ma è una questione che attiene all’efficienza del sistema. Non a caso nelle Regioni efficienti le cure palliative si fanno già, nelle altre a mancare non sono i fondi...