martedì 8 marzo 2011
In aula il confronto sulla norma che sancisce la necessità dell’alleanza terapeutica tra medico e paziente. L’Udc si schiera con il centrodestra Paola Binetti: «Un testo realista». Anche se annuncia un emendamento sul rifiuto delle cure salvavita. Il Pd chiede la sospensione Fioroni: così c’è il rischio di eutanasia passiva.
- Il partito delle famiglie chiede cittadinanza di Fulvio De Nigris
- Il giurista: nella Costituzione non esiste il diritto all'«autodeterminazione»
- Dall'India agli Usa: eutanasia, tentazione globale
- VAI AL DOSSIER >>
COMMENTA E CONDIVIDI
Una legge da approvare «trasversal­mente», mettendo da parte «le i­deologie» e guardando «in modo in­condizionato al bene del paziente». È il mo­nito di Domenico Di Virgilio (Pdl), relatore della proposta sul fine vita sulla quale ieri nell’aula della Camera è iniziata la discus­sione generale. Nel ribadire «l’inviolabilità e l’indisponibilità della vita umana», il 'no' all’abbandono ed all’accanimento tera­peutico, Di Virgilio ha constatato che «non è facile legiferare in una materia tanto com­plessa», ma «la realtà chiede di essere go­vernata».Un malato in stato vegetativo, seppur gra­vemente disabile, ha aggiunto, è «una per­sona, con la sua dignità umana fondamen­tale, alla quale perciò sono dovute le cure or­dinarie e proporzionate», quindi anche ac­qua e cibo. Ribadendo la indicazione della Convenzione di Oviedo secondo cui il me­dico deve tener conto delle dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat), il relatore ha evidenziato che «non è pensabile un’al­leanza di cura nella pretesa che desideri pre­cedentemente espressi (ora per allora) sia­no vincolanti per il medico. L’alleanza è l’in­contro tra una fiducia ed una coscienza». Nel tempo trascorso dalla stesura delle Dat, il progresso scientifico può aver messo a di­sposizione rimedi allora non prevedibili, che il medico «non può non utilizzare per ten­tare di ripristi­nare la salute». Essendosi il Pd attestato sulla ri­chiesta di so­spensione, è sta­to Antonio Pala­giano (Idv) a svolgere la rela­zione di mino­ranza, sostenen­do che il testo «è incostituziona­le» e la libertà «non è negozia­bile neanche nel fine vita». L’affermazione assoluta dell’autodeterminazione, ha repli­cato Paola Binetti (Udc), è «la negazione stessa della libertà, che non può che scom­parire ipso facto con la morte del paziente». Nel dichiarare la posizione sostanzialmen­te «favorevole» del suo gruppo alla legge, perché impostata nella logica della «solida­rietà » e non dell’«individualismo», la depu­tata ha parlato di un testo «realista», perché tiene conto della fragilità del malato virtua­le quando scrive le Dat, senza speranze di progressi scientifici, ma timoroso di essere di peso e di essere abbandonato. La Binetti ha anche annunciato un emendamento per evitare che il rifiuto della cure salvavita av­venga «nella logica dell’ora per allora». Marco Calgaro (Api) ha chiesto un «con­fronto costruttivo», in modo da «approvare emendamenti tali da rendere il testo con­diviso almeno da coloro che si riconoscono nella sua impostazione di fondo». Beppe Fioroni (Pd) si è detto d’accordo con il prin­cipio secondo cui «nessuno possa essere fat­to morire di fame e di sete». Ma ha invitato a fermarsi e a correggere l’articolato, per- ché a suo avviso introduce il rischio di «eu­tanasia passiva, ancor più evidente quando il paziente possa decidere di sospendere ad­dirittura delle cure in essere al momento della insorta incapacità». L’interrogativo è se nel redigere le Dat 5 anni prima i pazienti possano sapere quale sarà il loro rapporto con la vita in quel momento. Parlando per lo stesso gruppo, Livia Turco ha addirittura fatto riferimento «al sentimento della pie­tas», per perorare la sospensiva. Per Anto­nio Buonfiglio (Fli), il testo «mostra delle lu­ci, ma in esso prevalgono le ombre».«Il valore della vita e la salvaguardia della li­bertà e della dignità della persona umana non possono più essere lasciate ad una de­cisione dei giudici», ha osservato invece An­tonio Mazzocchi (Pdl). «Una legge serve e serve subito», ha concordato Luisa Santoli­ni (Udc), avvertendo che altrimenti «il vuo­to normativo sarà sempre con maggiore fre­quenza colmato dal potere giudiziario» che ci porterà ad un «far west della morte». «La paura degli anziani, delle persone sole – ha sottolineato Massimo Polledri (Lega) – e del­le persone deboli non è quella dell’accani­mento (vietato in questa legge), ma quella di essere abbandonati». Dunque «non ci so­no file di anziani che vanno a chiedere l’eu­tanasia, ma file che chiedono di essere aiu­tati ». Per la discussione generale sono previste 14 ore. Ieri erano iscritti a parlare 24 deputati, domani 32. Prevedibile perciò il prosieguo giovedì, con il voto sulle pregiudiziali di co­stituzionalità dell’Idv e dei radicali eletti nel Pd. La votazione sull’articolato ci sarà in a­prile.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: