Nessun passo indietro su idratazione e nutrizione. La maggioranza fa quadrato e respinge l’emendamento al ddl sul fine vita, che avrebbe aperto la via alla loro sospensione. E il Pd torna ad annunciare battaglia. Tra le modifiche approvate ieri nella seconda giornata di votazioni serrate, però, ne spunta una che suscita gravi preoccupazioni. Su proposta di Roberto Centaro (Pdl) viene infatti inserito il carattere «vincolante» delle volontà espresse. Altri emendamenti accolti cambiano il periodo di validità (che passa da 3 a 5 anni) e il deposito delle dichiarazioni presso il medico di famiglia, non dal notaio. Ma è il riferimento al carattere vincolante delle «Dat» (Dichiarazioni anticipate di trattamento), contenuto nell’articolo 6, ad aprire al rischio di problematiche ricadute su quello al quale è coordinato, il numero 8. Nel quale si stabilisce che il medico agisce in scienza e coscienza e «non può prendere in considerazione indicazioni orientate a cagionare la morte del paziente» o in contrasto con leggi e codice deontologico. Un confuso e rischioso sbandamento. E in serata dal Pdl arriva una raffica di precisazioni. La prima dal numero uno a Palazzo Madama, Maurizio Gasparri: «La nostra volontà è chiara. Ma ove ci fossero dei margini di dubbio saremo sempre nella condizione di modificare, per tornare al testo iniziale». Si aggiunge la voce di Eugenia Roccella, sottosegretario al Welfare. Dapprima ricorda come «il principio che le dichiarazioni non possono essere vincolanti per il medico è e resta uno dei punti focali del ddl Calabrò». Poi parla di «errore di valutazione», al quale si potrà rimediare, se sorgeranno quelle ambiguità interpretative, che, conclude, «non possiamo ammettere perché darebbero origine a contenziosi giudiziari ». Lo stesso relatore, Raffaele Calabrò (Pdl) cerca di sgombrare le nubi. L’ancorag- gio all’articolo 8 sarebbe comunque chiaro, ma se emergessero ambiguità e spazi per manomissioni si correrà ai ripari con i «necessari adeguamenti legislativi». Su idratazione e nutrizione – poi – toni aspri, vista l’inconciliabilità delle posizioni. E risuonano già in mattinata, quando salta la riunione informale indetta dal presidente della Commissione sanità Antonio Tomassini. In pratica fallisce la replica dell’incontro che l’altroieri ha dato disco verde all’accordo sul consenso informato. E, quando nel pomeriggio si arriva a votare sull’articolo 5, il risultato è scontato. Esce sconfitta la 'linea prevalente' del Pd: si può rifiutare. La capogruppo Anna Finocchiaro denuncia il «muro» da parte del Pdl e annuncia battaglia in aula. Senza ostruzionismi, dice, ma «molto netta». Tiene il punto anche Dorina Bianchi, capogruppo in Commissione, senza improbabili aperture, gli emendamenti saranno ripresentati. Ma all’interno del Pd non tutti la pensano così. Si smarcano Emanuela Baio Dossi e Claudio Gustavino, astenutosi sull’emendamento Finocchiaro insieme a Riccardo Villari. Il rigetto dell’emendamento sui sostegni vitali per Gustavino e Baio conferma la giustezza della loro posizione. Ma non solo, «la società – sostengono – si aspetta che il Parlamento approvi questa legge» e che «finalmente si mettano a disposizione delle persone fragili e delle loro famiglie servizi efficaci ». Sulla stessa lunghezza il presidente dei senatori Udc Gianpiero D’Alia, per il quale sul diritto alla vita «non può esistere alcuna mediazione politica». Intanto, per il protrarsi delle votazioni, il termine per la presentazione degli emendamenti slitta a lunedì 16, due giorni prima del previsto approdo in aula.