mercoledì 22 luglio 2009
Confronto al Senato sui contenuti del ddl Calabrò Polemica sull’invito di Amedeo Bianco a non partecipare al convegno organizzato dal Pdl Falconi (Roma): grave il dissenso sulla deontologia.
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Va avanti il confronto tra gli ordini dei medici e la maggioranza, in un in­contro con il gruppo del Pdl del Se­nato, mentre si dimostra sempre più un pas­so falso la forzatura nel documento sulle Di­chiarazioni anticipate di trattamento (Dat), varato a Terni il 13 giugno dal consiglio na­zionale della Federa­zione nazionale degli ordini dei medici chi­rurghi e degli odon­toiatri (Fnomceo), no­nostante un ampio dis­senso (5 contrari e 7 a­stensioni) di alcuni de­gli ordini più numero­si. Il testo voluto dal presidente Bianco che ha prodotto la pesante spaccatura, invocando un «diritto mite», considera la nutrizione trat­tamento medico, quindi rifiutabile nelle Dat. «I pronunciamenti etico-deontologici sono sempre stati espressione della unanime vo­lontà dei presidenti degli ordini. Si auspica che ciò, contrariamente a quanto avvenuto a Terni, ritorni ad essere la norma», ribatto- no i 18 vertici degli ordini di Aosta, Bologna, Caserta, Catania, Ferrara, Lodi, Lucca, Mes­sina, Mantova, Milano, Oristano, Palermo, Pavia, Potenza, Roma, Rovigo, Trapani, Trie­ste. Il numero uno di Roma (l’ordine più gran­de, con il 10% dei medici), Mario Falcone, sot­tolinea nel suo intervento che il 13 giugno è «stata la prima volta che si è prodotto un dis­senso sui principi del codice deontologico», una «scorciatoia» su u­na legge che la maggior parte dei medici non conosce, soprattutto la sua limitazione agli sta­ti vegetativi. Il pronun­ciamento dei 18 presi­denti ringrazia per l’in­vito «all’approfondi­mento » del ddl gli esponenti del Pdl e del go­verno e «la esauriente illustrazione» di Raf­faele Calabrò, seguita da interventi dei pre­sidenti di più ordini, con contributi miglio­rativi. Invece benzina sul fuoco aveva gettato lunedì la notizia, riportata da un’agenzia, che i me­dici non avrebbero partecipato all’incontro, perché il presidente della Fnomceo, Amedeo Bianco, con una mail definiva «irrituale» la convocazione. Mi­nimizza Gabriele Peperoni, se­gretario nazionale, negando che Bianco, assente per ferie, abbia invitato a non partecipare. Ma dal presidente nessuna smenti­ta ufficiale. Peperoni si dice con­trario allo «scontro», ma insiste sul «diritto mite». «Se c’è divisione sui criteri deon­tologici – replica il sottosegreta­rio, Eugenia Roccella – il legisla­tore non può mettere in campo un diritto mite, ma uno forte e chiaro, in modo che non ci pos­sano essere dubbi sul piano deontologico». Il sottosegretario si dice «molto soddisfatta» della riunione. «ll dialogo con i medi­ci è aperto – attesta – ed è fon­damentale che prosegua», in particolare sui punti «caratteriz­zanti » del ddl. La Roccella riferi­sce che le associazioni dei mala­ti in stato vegetativo hanno chie­sto che alimentazione e idrata­zione siano «atti dovuti». Cala­brò, dopo la sottolineatura delle concordanze con il documento della Federazione, definisce «e­quivoca » la richiesta dell’obie­zione di coscienza e critica la considerazione di nutrizione co­me trattamento. A questo proposito il vicepresi­dente dei senatori del Pdl, Gae­tano Quagliariello, spiega la scel­ta del ddl con il principio laico di «precauzione». L’obiezione di coscienza, peraltro, è inutile, in quanto le Dat non sono vinco­lanti. Questo non vuol dire che la volontà del paziente «scom­paia », anzi è «centrale» nell’al­leanza terapeutica. Il ddl «non è il migliore possibile», comunque ha superato «oltre 60 votazioni segrete con una maggioranza più alta di quella prevista». Quin­di invita i deputati «all’umilità di impegnarsi nello scavo di una materia molto complessa», piut­tosto che nel compromesso po­litico. Il presidente, Maurizio Ga­sparri, rammenta che sono state «le senten­ze della magistratura ad obbligare a fare una legge in una materia così difficile, con soffe­renza e fatica». Il ministro Sacconi conferma da parte del governo la disponibilità al dialo­go. «Il Parlamento è sovrano», assicura, ma l’e­secutivo che ha espresso la «sua motivata o­pinione » con il decreto per salvare Eluana En­glaro, si augura che sia prevalente la volontà «di confermare i contenuti fondamentali del ddl». «Sono rimasto sorpreso – riferisce infine An­tonio Tomassini – di fronte al documento di Terni, l’impessione è che si volesse effettua­re un condizionamento politico». Il presi­dente della commissione competente, che ha organizzato l’incontro, ringrazia i medici per «la presenza numerosa», puntualizzando che il dibattito sul fine vita è inziato fin dalla XIV legislatura. Si riferisce al documento di Terni, il presi­dente della Camera, Gianfranco Fini, soste­nendo che se sul ddl i medici «esprimevano perplessità, forse dovremmo averle anche noi». Auspica, sperando nei voti segreti, per­ciò il testo venga modificato con «una for­mulazione meno dogmatica».
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