Sindaci in rivolta per i tagli della Finanziaria. Per domani mattina si sono dati appuntamento in piazza Montecitorio, proprio in concomitanza con l’apertura del dibattito sulla Manovra. Il coro di proteste, che – con diverse sfumature – ha accomunato i primi cittadini di tutti i colori politici, ha ottenuto un primo risultato. Sono stati reintrodotti in tutta fretta i fondi per recuperare i mancati introiti dall’Ici sulla prima casa. Per dirla in modo diretto: i Comuni accusavano da tempo il governo di essersi fatto bello tagliando le entrate degli altri. Che ora non ce la fanno ad arrivare alla fine dell’anno e ad approvare i bilanci. Ora però arrivano 156 milioni in più per il 2008 e 760 per il 2009. «Rimborso parziale», replica il presidente dell’Anci, e sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, che rivendica ancora il mancato riconoscimento di 350 milioni per lo scorso anno. Ma soprattutto brucia il taglio alle poltrone (assessori, consiglieri, circoscrizioni, difensori civici, direttori generali) che dovrà portare a un risparmio da 300 milioni, 240 provenienti dalle sole sforbiciate ai Comuni, il resto dalle Province.«Con una mano ci restituiscono il maltolto, con l’altra ce lo tolgono», protestano i sindaci. Ne fanno anche una questione di corrette relazioni istituzionali. Con le Regioni è stato approvato il nuovo patto per la salute dopo lunga concertazione, con i Comuni – e con le Province – si va direttamente alla notifica delle decisioni prese. Col risultato di ritrovarsi in bilancio anche fondi non ritenuti prioritari, come quelli per le ronde. A peggiorare il clima ci si mette un’intervista di Roberto Calderoli a
La Stampa, sulla necessità dei tagli e sull’inutilità delle circoscrizioni. Anche qui se ne fa un problema innanzitutto di metodo, prima ancora che di contenuti. «Da sabato ricevo un mare di telefonate di sindaci arrabbiati. La maggior parte dei quali sono del centrodestra», replica Chiamparino, sempre con il quotidiano torinese. «Non vorrei – avverte – che con questo atteggiamento si rischiasse il boicottaggio del tavolo da parte di noi sindaci. La mobilitazione resta».Fa il mea culpa Calderoli: «Chiamparino ha ragione di lamentarsi e sono sinceramente dispiaciuto di aver dovuto ricorrere alla legge Finanziaria per razionalizzare i costi degli enti locali: ma, purtroppo, con il vetusto sistema bicamerale e con gli attuali regolamenti parlamentari non era possibile fare diversamente», dice il ministro per la Semplificazione Normativa e accoglie l’appello del presidente dell’Anci «per aprire fin da subito un tavolo con Anci, Upi e Regioni per costruire insieme il cosiddetto Codice per le Autonomie». Chiamparino, all’estero per impegni istituzionali, non replica, ma le parole di Calderoli – senza di una rimessa in discussione dei provvedimenti già inseriti in Finanziaria – sono destinate a essere rispedite al mittente, perché questo viene considerato un vulnus che pregiudica in partenza ogni discussione serena sul codice delle autonomie. E domani all’iniziativa dell’Anci si uniscono anche i trecento Sindaci del Nord "auto-convocati" di Padova, che chiedono una «linea dura». «I fondi dell’Ici sono dovuti – dice Luca Gosso, sindaco di Busca, a nome dei primi cittadini del Piemonte –, ci mancherebbe! Discutiamo invece di una revisione del Patto di stabilità e di nuove formule di finanziamento ai comuni. Non piace il 20 per cento dell’Irpef?. Per noi non è un dogma, l’importante è avere altre soluzioni».Prova a mediare il vicepresidente dell’Anci, il sindaco di Roma Gianni Alemanno: «Credo che vadano subito rimessi a disposizione degli enti locali i fondi che si otterranno con i tagli», propone. «Si dovrebbe poi completare subito la restituzione dell’Ici. Ma il problema più impellente è lo sblocco del patto di stabilità, che ingessa tutte le amministrazioni, senza distinzioni. Mentre c’è bisogno di risorse fresche non solo per fronteggiare la crisi, ma anche per fare ripartire gli investimenti e l’economia locale»: Alemanno lancia anche un’altra proposta: «Inserire da subito la riforma del patto di stabilità, o già nel dibattito d’aula, o a fine anno nel mille-proroghe». Tanto più che, per fine anno, dovrebbe entrare in vigore anche la legge di riforma della finanza locale. Per ora Calderoli fa una sola promessa: «Garantisco il mio impegno per fare sì che i risparmi conseguiti restino nel comparto enti locali». Ma per i Comuni è davvero troppo poco.