Una prima versione del comunicato, si sostiene al Lingotto, è stata diffusa "per un errore tecnico", trattandosi "solo di una bozza". La marcia indietro, quando già i primi lanci di agenzia hanno diffuso il primo testo, arriva con un secondo comunicato in cui scompare l'ultimo passaggio, quello più caustico verso la Fiom. Restano, comunque, gli argomenti che Fiat vuole siano evidenziati. Le iniziative annunciate dalla Fip di Pomigliano d'Arco "stanno originando commenti in molti casi non pertinenti e inesatti". Quanto alla procedura di mobilità, "nessuna iniziativa può essere avviata dall'azienda prima della conclusione della procedura, ovvero come minimo 45 giorni dall'avvio, e cioè dal 31 ottobre scorso. Non vi è pertanto alcuna urgenza". Ancora, nella versione definitiva della nota, si ricorda che i 19 ricorrenti "sono titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con Fiat Group Automobiles, che non si è mai interrotto, e attualmente fruiscono come altri più di 1000 dipendenti del comprensorio di trattamento di cassa integrazione, oggetto di specifico accordo sindacale firmato il 6 luglio 2011". E che "il rientro al lavoro di questi lavoratori, con passaggio alla società Fip, è unicamente condizionato dalla domanda del mercato dell'auto italiano ed europeo, attualmente molto al di sotto delle previsioni". In sostanza, dunque, per nulla scontato.
La risposta di Fiat è rivolta a tutte le valutazioni negative che sono letteralmente piovute dall'annuncio dell'azienda sulla decisione presa per eseguire la sentenza della Corte d'appello di Roma: quelle del governo, quelle della politica e dei sindacati, Fiom e Cgil da una parte, e Cisl, Uil e Ugl dall'altra.
Oggi è il leader del Pd, Pier Luigi Bersani, a tornare a criticare le scelte di Marchionne. Sulla strategia complessiva, "mi piacerebbe approfondire bene questo accavallarsi di piani e di che cosa stiamo parlando. Fin qui abbiamo visto solo rompere il giocattolo, non una cosa che possa chiamarsi piano". E nel merito dell'ultimo scontro con la Fiom, "se viene riconosciuto un errore, o una colpa, dell'azienda non può essere scaricata su altri, su lavoratori che hanno bisogno di mantenere la famiglia". Anche chi, come il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni, è stato finora indulgente con Marchionne, promette battaglia: "faremo ricorsi legali perchè per noi non c'è fondamento e si tratta di lavoratori che hanno sottoscritto un accordo. Il presidente della Repubblica farebbe bene a interessarsi del problema della Fiat", dice il numero uno del sindacato di Via Po. Fiat, spiega, "ha sbagliato a fare autogol continuando il testa a testa con la Fiom< dopo un'affermazione così importante come quella di proseguire con gli investimenti, ingaggiando una competizione forte con Audi e Bmw costruendo auto di lusso".
Intanto, i sindacati che hanno firmato l'accordo per Pomigliano chiedono l'immediata apertura di un tavolo con l'azienda. "La Uilm già oggi chiederà un incontro all'azienda con lo scopo di avviare un percorso negoziale da concludere entro 45 giorni come prevede la Legge del '93. Obiettivo della Uilm è quello di evitare che si proceda ai licenziamenti degli addetti al lavoro nel sito campano in questione", spiega il segretario generale Rocco Palombella. "È necessario che venga convocato al più presto un tavolo con Fiat per ottenere un passo indietro sulla volontà di avviare procedure di mobilità per dei lavoratori che stanno subendo un danno inaccettabile", dice il segretario nazionale dell'Ugl Metalmeccanici, Antonio D'Anolfo, sottolineando come sia necessario "uscire dal 'vicolo ciecò in cui ci ha condotto chi ha deciso di fare sindacato in tribunale e lontano dalle fabbriche, scatenando un'assurda e ingiusta 'guerra tra poverì".