Un tema appassionante e insieme inaggirabile, quello del futuro dell’Europa fra America e Asia, ma tanto complesso e irto di incognite che i due protagonisti dell’incontro - l’ex presidente del Consiglio e della Commissione Europea Romano Prodi e il direttore di Avvenire Marco Tarquinio - avrebbero potuto dialogare all’infinito. «Perché Asia vuol dire Cina, ma anche Russia – ha detto Prodi nell'incontro che si è svolto ieri sera in Piazza San Francesco a Matera –, la Russia di Putin che sta guardando a Oriente, stretta fra le sanzioni e il bisogno di espandersi su uno scacchiere nuovo come quello pacifico».
Dall’altra parte dell’oceano c’è l’America, con la sua politica ondivaga, con quell’inconfessata complicità con Mosca che punta a indebolire l’Europa. «Perché l’Europa, nonostante le sue debolezze e le sue contraddizioni – ha spiegato Tarquinio – fa ancora paura ai grandi oligopoli e alle potenze economiche. Per questo si cerca in ogni modo di indebolirla».
Da un po’ di anni un grande player mondiale si è affacciato prepotentemente sulla scena, la Cina. Con la sua capacità di mimetizzarsi e di non lasciarsi coinvolgere in alcun conflitto è ormai una superpotenza economica (basti pensare al progetto Via della Seta) con cui tutti, americani ed europei debbono fare i conti. «Inizialmente i cinesi – ricorda Prodi – avevano scommesso sull'Europa. Speravano che l’euro gareggiasse con il dollaro togliendogli il monopolio mondiale e euro, yuan e dollaro potessero gareggiare alla pari sui mercati. Ma ciò non è avvenuto, l’Europa si è dimostrata debole, indecisa, dispersiva, come lo furono gli staterelli italiani all’epoca del Rinascimento. Invece di diventare una grande potenza, è rimasta una piccola caravella in balia del mare».
E dire che i numeri l’Europa li possiede ancora: «Siamo sempre una grande attrattiva», dice Tarquinio. Ma Prodi ammonisce: «Il crepuscolo della Serenissima cominciò quando non si avvide che per reggere la concorrenza degli imperi occorreva costruire grandi navi. All'Europa oggi sta accadendo la stessa cosa: i galeoni, quelli adatti ad affrontare gli oceani, sono tutti americani o cinesi, come Google, Facebook, Apple, Alibaba, Huawei, nonostante quanto a produzione industriale l’Europa sia ancora al primo posto, se pure per poco». La sfida, come si vede, è aperta. «Difficile – ha concluso Tarquinio – pensare la modernità e il futuro senza l’Europa. Tuttavia io credo che non sia possibile pensare oggi l’Europa senza l’Africa. L’Africa appartiene al nostro passato ma anche al nostro destino e non possiamo lasciarla indietro».