giovedì 10 febbraio 2011
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«Si deve fare ogni sforzo per evitare che una riforma così cruciale, che cade nella ricorrenza dei 150 anni dello Stato unitario, non venga adottata in modo condiviso». Giorgio Napolitano sprona Umberto Bossi e Roberto Calderoli e il suo appello non cade nel vuoto. Cinquanta minuti di colloquio a suggello di un feeling ormai consolidato fra il Quirinale e la Lega e nel pieno, però, di una tensione senza precedenti fra Palazzo Chigi e la procura milanese. Ma, almeno sul federalismo - con la Lega che ha in mano il pallino - i giochi sembrano riaprirsi. Non è più scontata la fiducia che Silvio Berlusconi aveva annunciato, in mattinata, al termine del Consiglio dei ministri che aveva approvato, fra l’altro, il nuovo schema di decreto legislativo sul fisco municipale, che sarà trasmesso alla Conferenza unificata degli Enti locali e arriverà alle Camere già all’inizio della prossima settimana.Nel corso dell’«incontro lungo e cordiale» al Quirinale, come lo definiscono Bossi e Calderoli, è stato lo stesso senatur a rassicurare Napolitano: «La fiducia verrà valutata alla luce dei lavori parlamentari, solo con l’obiettivo di rimanere nei termini», ha detto Bossi, frenando sull’annuncio del premier, che l’aveva preannunciata «alla Camera, ma non al Senato».«Non c’è alcuna volontà di chiudere gli spazi di dialogo, se ce ne sarà la volontà», ha assicurato Bossi a Napolitano. Un colloquio che era stato chiesto dalla Lega, dopo l’incidente creatosi con l’approvazione, giovedì scorso, del federalismo municipale, nonostante la mezza bocciatura della Bicamerale. Le Camere hanno ora 30 giorni di tempo per esprimersi. Dopo il Consiglio dei ministri Bossi si era detto certo: «In un paio di mesi lo portiamo a casa».Nel colloquio con la Lega Napolitano ha toccato anche il tema delle celebrazion dei 150 anni: «Non ci si può porre l’obiettivo di modificare così in profondità la struttura dello Stato, nel pieno rispetto dell’articolo 5 della Costituzione sulle autonomie, senza alimentare una consapevolezza condivisa sulla storia unitaria», ha detto il Presidente, incontrando disponibilità negli interlocutori. «Un vero riformista», dice Calderoli di Napolitano, e in momenti di tensione come questi ai vertici delle istituzioni, appare come un vero e proprio segnale che la Lega lancia.Ed ecco allora Pier Luigi Bersani, che rinnova un appello al Carroccio perché sul federalismo cambi rotta. Per non perdere «un’occasione storica. Ci sono solo due forze - rivendica - con radici autonomistiche: il Pd e la Lega». Se il governo porrà la questione di fiducia «vuol dire che non vogliono un federalismo condiviso», lamenta il capogruppo al Senato di Italia dei Valori, e componente della Bicameralina, Felice Belisario.Ma nel Pd, che ieri ha riunito i membri della Bicameralina e le presidenze dei gruppi per fare il punto, riprende fiato l’ala più dialogante sul federalismo. «Dopo l’incontro al Quirinale, Bossi e Calderoli hanno tempo per una profonda riflessione», auspica Francesco Boccia. E Bossi non chiude la porta nemmeno a Gianfranco Fini: «Ci aveva promesso cher l’avrebbe votato, ma ance lui può migliorare».
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