martedì 8 febbraio 2011
Il fastidio del Quirinale: dopo 4 giorni ancora nessuna risposta da Palazzo Chigi sulla prassi seguita per il Fisco comunale. Berlusconi rassicura i vertici leghisti: «Ma non parlate di urne».
- Processo breve, si riaccende lo scontro
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La Lega, stanca del "tira e molla" sul federalismo, torna a minacciare le elezioni anticipate. Lo fa con un ultimatum che deriva dallo stallo di giovedì scorso nella cosiddetta "Bicameralina" sul Fisco municipale e che rischia ora di rinnovarsi sugli altri decreti delegati della riforma. È la linea scaturita dal vertice di tutto lo stato maggiore leghista, ieri pomeriggio, nella sede milanese di via Bellerio. Ed è ancor più significativo che a esplicitarla sia Roberto Calderoli, il ministro della Semplificazione normativa che si era distinto finora come uno dei più cauti all’interno del Carroccio, al punto da entrare in contrasto con il collega Maroni: per Calderoli «è evidente» che a questo punto «si deve porre il problema della maggioranza anche nelle commissioni, questo è il primo punto da correggere, assolutamente. Se siamo di fronte a un’oggettiva impossibilità tanto meglio staccare la spina», ha dichiarato ai microfoni di Sky.È questa l’emergenza nella testa dei leghisti. Tanto da spingerli a rivedere la tempistica del già annunciato incontro fra il capo dello Stato, Giorgio Napolitano, e Umberto Bossi, che delle Riforme è garante come ministro: non si terrà più oggi, ma domani il faccia a faccia resosi necessario dopo l’altolà imposto da Napolitano al decreto sulle tasse dei Comuni, approvato in gran fretta dal Consiglio dei ministri senza tenere in conto il pareggio registrato nel parere della Bicamerale. Con il Quirinale, comunque, non ci sono frizioni («Noi abbiamo sempre in grande considerazione il presidente della Repubblica», ha ribadito Calderoli), anche se sul Colle resta il fastidio per il fatto che, a 4 giorni dal "patatrac" di giovedì sera, nessuna comunicazione di risposta sia ancora giunta da Palazzo Chigi. Per ora, tuttavia, la discussione in aula (chiesta da Napolitano) del testo sul Fisco comunale non è stata messa in calendario. Di questo si è parlato nella classica cena del lunedì con Berlusconi, ad Arcore, presenti appnto Calderoli, Bossi, Maroni e il ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Berlusconi si è speso ancora per rassicurare i suoi alleati, condividendo i timori per i numeri nelle commissioni ma invitandoli però a non parlare più di voto possibile.La sortita della Lega rischia però di aprirne altre, di frizioni. Da Montecitorio, infatti, è subito mbalzato il "non gradimento" del neonato gruppo dei Responsabili per le frasi del ministro che alludono a un voto anticipato. Sarebbe stato in particolare Saverio Romano, il leader del Pid, a sbottare che «la nostra è una responsabilità verso la legislatura, non verso il governo». Dando a intendere che il suo gruppo potrebbe anche appoggiare altri esecutivi, se questo significasse rinviare le urne. Anche per questo Calderoli ha subito corretto la rotta, "addolcendo" il passaggio sulla spina da staccare: «Sempre più spesso dici fischi e poi trovi scritto fiaschi». Le sue, però, erano state dichiarazioni televisive e, di fatto, la sostanza non cambia: «La Lega Nord – ha "rispiegato" il ministro – ha come obiettivo la realizzazione delle riforme e lo stare al governo rappresenta lo strumento proprio per raggiungere questo obiettivo». I lumbard, insomma, vogliono mantenere in vita l’esecutivo, però resta il problema che «non è sufficiente avere una maggioranza soltanto in Parlamento, occorre averla anche nelle commissioni permanenti, al di là della Bicameralina».Resta quest’ultima, in ogni caso, quella che più sta a cuore al Carroccio. La Bicamerale per il federalismo riprende il cammino questa settimana con un altro esame impegnativo e quanto mai delicato: ora c’è da dare (e in tempi stretti: entro il 7 marzo) il parere sul decreto per il Fisco regionale e i costi standard nella sanità. Domani verrà convocato l’ufficio di presidenza per fare il punto, anche sulla questione posta dal presidente Enrico La Loggia che ha sottolineato l’esigenza di rivedere la composizione della commissione dopo la nascita di Fli, dato che 4 rappresentanti per il Terzo polo sono «un dato sproporzionato». La maggioranza punta a far uscire un membro Udc o a sostituire il finiano Baldassarri.«Se vogliono staccare la spina non possiamo che prenderne atto con serenità», si è affrettato a commentare il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. Mentre il pd Stefano Fassina ha mandato a dire a Calderoli che «il problema non sono i commissari da sostituire, ma ritrovare lo spirito costituente per portare avanti il federalismo». Certo che la maggioranza «c’è, e non per tirare a campare» è invece Maurizio Sacconi, il ministro del Lavoro. Intanto si sono rimessi al lavoro i presidenti delle Regioni: hanno avviato una "tre giorni" a Roma sul riparto del Fondo sanitario 2011, fissato a poco più di 106 miliardi. Un altro «passaggio difficile» per il presidente della Conferenza, Vasco Errani.
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