"Il Tribunale di Catania - ha spiegato l'avvocato Costantini - come aveva fatto la scorsa settimana il Tribunale di Milano, ha ritenuto ancora una volta che il divieto di fecondazione eterologa si ponga in contrasto con principi costituzionali fondamentali, tra cui il diritto dall'autodeterminazione della coppia, in relazione alla procreazione e al diritto di fondare una famiglia; il principio di eguaglianza tra coppie, discriminate in base al grado di sterilità e infertilità; il diritto alla salute della coppia. Questi sono pilastri ormai stabili e riconosciuti nel nostro ordinamento".Di tutt'altro avviso Eugenia Roccella, deputato del Pdl, secondo la quale "il Tribunale di Catania dà manforte a quello di Milano per un ennesimo attacco alla legge 40, in questo caso sulla fecondazione eterologa. È sempre più evidente che gruppi portatori di interessi economici rilevanti tentano di scardinare una legge confermata da un voto popolare per ampliare i propri profitti". Secondo la Roccella, "la fecondazione eterologa vuol dire commercio di gameti umani, sfruttamento delle donne giovani e povere, sottoposte a trattamenti ormonali che comportano rischi per la salute che in alcuni casi si sono rivelati mortali". "Credo che la magistratura - conclude - debba porsi il problema della tutela dei più deboli e non solo di assecondare lobby potenti".
A distanza di appena una settimana dall'ordinanza dei giudici milanesi, anche il Tribunale di Catania ha risollevato la questione di legittimità costituzionale del divieto di fecondazione eterologa (effettuata con gameti esterni alla coppia), previsto dalla legge 40.
SECONDO NOI Quell'idea di "coppia aperta", per ordinanza (5 aprile)
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