venerdì 13 maggio 2011
Lo studio americano secondo il quale un trattamento precoce dei soggetti sieropositivi ridurrebbe del 96% il rischio di trasmissione dell'Hiv, «è importante perché definisce che l'Aids si può combattere ed estirpare». È quanto ha dichiarato il ministro durante la Conferenza sull'accesso al trattamento contro l'Aids, promossa dalla Comunità di Sant'Egidio attraverso il progetto Dream, che in Africa ha consentito a 14.000 bambini di madri sieropositive di nascere sani.
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La notizia dello studio pubblicato ieri e finanziato dall'Istituto nazionale Usa per le malattie infettive, secondo il quale un trattamento molto precoce dei soggetti sieropositivi con farmaci retrovirali ridurrebbe del 96% il rischio di trasmissione del virus Hiv, "è estremamente importante perché definisce con chiarezza che l'Aids si può combattere ed estirpare". È quanto ha dichiarato stamani il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, a margine della VII conferenza internazionale sull'accesso universale al trattamento contro l'Aids, promossa dalla comunità di Sant'Egidio attraverso il progetto 'Dream'. Le terapie messe a punto negli Stati Uniti "sono importantissime e dovranno avere anche un'applicazione pratica -ha aggiunto Fazio - ma non rappresentano la fine della strada, perché i retrovirali non sono acqua fresca e provocano tutta una serie di disturbi per i quali la qualità della vita del paziente non è la stessa". In Africa 14.000 i bambini di madri sieropositive sono nati sani grazie ai programmi di prevenzione condotti nell'ambito del programma Dream, promosso dalla Comunità di Sant'Egidio per combattere l'Aids nell'Africa sub-sahariana, dove la malattia colpisce circa 22 milioni di persone. I dati sono stati presentati oggi a Roma, nella conferenza internazionale "Accesso universale al trattamento: il passo decisivo per sconfiggere l'Aids", promossa dalla Comunità di Sant'Egidio.Sempre nell'ambito del programma Dream sono state assistite 150.000 persone, di cui 25.000 minori di 15 anni e 65.000 con la terapia antiretrovirale (dei quali 6.000 bambini) ed eseguite 1.300.000 visite.Nato nel 1998, il progetto segue un approccio globale che combina terapie antiretrovirali con il trattamento di malnutrizione, tubercolosi e malattie a trasmissione sessuale. Oggi è attivo in 10 Paesi con 33 centri attivi, 20 laboratori di biologia molecolare, 18 corsi di formazione panafricani e 4.000 professionisti africani formati. Un "sogno euro-africano", lo ha definito il presidente della Comunità di Sant'Egidio, Marco Impagliazzo, che a proposito dell'importanza del progetto questa mattina ha voluto ricordare la frase detta da Benedetto XVI nel corso del suo ultimo viaggio in Camerun: "un sogno che si avvera".
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