Vinicio Bulla dal 1975 riesce a vendere tubazioni saldate per piattaforme petrolifere a clienti come Shell, Total, Snam, Agip, British Petroleum e da alcuni mesi anche all’Aramco, la compagnia nazionale araba per gli idrocarburi. Eppure l’imprenditore vicentino, a capo della Rivit (180 dipendenti nel Comune di Caltrano) un anno fa ha capito che la vera impresa nell’Italia del 2020 è quella di mettere al mondo figli. Quello che attraversa il nostro Paese da anni, come ha confermato l’Istat settimana scorsa, più che un inverno appare un inferno demografico. Così Bulla ha preso la sua decisione: un bonus da 2mila euro a ogni dipendente a cui nasce il secondogenito, 3mila a chi fa il terzo figlio e poi rette pagate fino all’approdo alla scuola dell’infanzia.
«E per dimostrare che faccio sul serio, non sapendo se camperò da qui a sette anni, ho dato mandato alla mia banca di vincolare i fondi necessari» spiega il capitano d’impresa. Occuparsi della spaventosa denatalità in corso «dovrebbe stare in cima all’agenda di qualsiasi governo – aggiunge Vinicio Bulla – ma anche i privati cittadini possono fare qualcosa, l’imprenditore in special modo: è vero, chi ha un’azienda rischia in proprio e quindi è comprensibile che voglia togliersi qualche sfizio, come la villa o la barca, ma se ha capacità finanziaria ha il dovere di dare il suo contributo».
Ma questo non basta: è in gioco l’esistenza stessa del Paese, come ha detto il presidente Mattarella ricevendo il Forum delle associazioni familiari. «È necessario che lo Stato faccia la sua parte, altrimenti l’Italia muore e credo che non se lo meriti. Se non c’è più un popolo, non ci sarà nemmeno una nazione, e siamo destinati all’estinzione. Con la diretta conseguenza di perdere una cultura millenaria come la nostra: addio a Dante, Michelangelo, Leonardo...».
A oggi sono 31 i bambini, figli di lavoratori della Rivit, che godono del sostegno offerto dal fondatore, e altri sono in arrivo. Come testimoniano alcuni lavoratori, a fare la differenza è proprio la copertura delle rette. Giovanni Reghellin lavora in ufficio produzione e spera di utilizzare presto il bonus con la compagna. «Basta pensare che una rata di asilo nido può arrivare anche a 400 euro, parliamo quindi di un aiuto considerevole alle famiglie. Oggi mediamente i genitori lavorano entrambi, per cui è importante poter accedere ai servizi pubblici o privati ».
Piero Dalla Fina, papà di una bimba di otto anni, non lo nasconde, «dopo questa idea del signor Bulla, io e mia moglie un pensierino ad allargare la famiglia lo abbiamo fatto! Certo, mi fa molto riflettere il fatto che debba essere un imprenditore privato a dover supplire all’assenza totale della politica, in quella che ormai ha le dimensioni di un’emergenza nazionale». Il vero male italiano, secondo l’imprenditore, sono i governi con il fiato troppo corto, tutti rivolti al consenso immediato, che porta a rimandare le grandi questioni a chi verrà dopo.
L’esempio francese, con politiche che hanno risollevato il tasso di natalità a 1,9 figli per donna (in Italia siamo fermi all’1,3), è un esempio pronto per essere seguito, ma è anche il frutto di una serie di politiche messe in atto nell’arco di decenni. Da qui la scelta di agire: «Ho la fortuna di essere a capo di un’azienda da oltre 50 anni ed è sempre andata bene. Fin dall’inizio avevo deciso che i ricavi prodotti in fabbrica rimanessero in fabbrica. Ma in fondo anche il patrimonio personale è frutto dell’impegno dei collaboratori, così ho deciso di condividerlo con loro. Fatti due conti, ho pensato di potermi impegnare per sette anni in questa operazione necessaria».