martedì 8 marzo 2011

 

COMMENTA E CONDIVIDI
Modulazione degli orari per chi ha figli piccoli, utiliz­zo possibile del telelavo­ro e congedi parentali frazionati secondo modalità part time. Sono queste le principa­li novità contenute nell’accordo sotto­scritto tra il gover­no e le parti sociali ieri, per il sostegno delle politiche di conciliazione tra famiglia e azienda. Un compromesso in cinque pagine che ha messo d’ac­cordo tutti, Cgil compresa. Un se­gnale importante per le mamme che lavorano e per le famiglie, che vedono riconosciuto per la prima volta il loro ruolo sociale. Un e­sempio? L’intesa prevede «possi­bili soluzioni negoziali in merito alle esigenze legate alla fase di in­serimento dei figli nei servizi so­cio- educativi, nella scuola per l’infanzia e nel primo anno di scuola primaria». Si tratta di «un passo avanti nelle nostre relazioni industriali» ha sottolineato il ministro del Welfa­re, Maurizio Sacconi. Il sindacato guidato da Susanna Camusso ha detto sì all’avviso comune firma­to tra le parti, riservandosi di va­lutare in un tavolo tecnico i con­tenuti dell’accordo. Per Giorgio Santini, segretario ge­nerale aggiunto della Cisl, «ab­biamo delineato un percorso. Su questi temi le decisioni in futuro possono davvero maturare insie­me. Da eccezione, le politiche sul­la conciliazione devono diventa­re una regola. Ed è importante la sinergia registrata tra le parti so­ciali».Tra i protagonisti dell’ac­cordo, non ci sono infatti solo i sindacati ma anche soggetti co­me il Forum delle associazioni fa- miliari, che rappresenta tre mi­lioni e mezzo di famiglie. «Si trat­ta di interventi che valorizzano appieno il nostro ruolo. Al centro non c’è solo la donna, ma tutta la famiglia nel suo complesso, dai padri ai figli sino agli anziani ospi­tati in casa» spie­ga Lidia Borzì, membro del diret­tivo nazionale del Forum. Adesso si avvierà un tavolo tecnico, della durata di 90 giorni, per «verifi­care la possibilità di adottare le buo­ne pratiche indivi­duate ». Tra le misure da promuovere, ci saranno soprat­tutto orari flessibili «in entrata e in uscita nei primi tre anni di età del bambino» (fermo restando il monte ore complessivo previsto dal contratto), il ricorso alla ban­ca delle ore, soluzioni per i per­messi per l’inserimento del bam­bino alla scuola dell’infanzia o al­le elementari, ma anche la possi­bilità di trasformare «tempora­neamente » il lavoro da tempo pie­no a parziale nei primi tre anni di età del figlio. Intese che, secondo i piani dell’esecutivo, andranno ricercate «anche attraverso la pra­tica della contrattazione di se­condo livello». Azienda e famiglia, insomma, sa­ranno due universi destinati a co­municare sempre di più in futuro, per garantire nello stesso tempo uguale produttività al lavoratore e migliore qualità della vita, «com­patibilmente con le esigenze or­ganizzative e produttive e le di­mensioni aziendali, le buone pra­tiche di flessibilità family friendly e di conciliazione esistenti». Soddisfatto anche il ministro per le Pari Opportunità, Mara Carfa­gna, secondo cui siamo davanti a «un piccolo passo verso un’Italia più a misura di donna, un aiuto concreto alle famiglie e un ottimo modo per festeggiare l’8 marzo». «Abbiamo firmato perché questo è un documento completamente diverso da quello che ci era stato presentato» ha spiegato invece il segretario confederale della Cgil, Serena Sorrentino, esprimendo soddisfazione in particolare per l’abolizione dei riferimenti al si­stema dei voucher. Quanto al ri­pristino della legge contro le di­missioni in bianco, abolita dal go­verno e fortemente voluta dalla Cgil, «ne riparleremo al tavolo tec­nico » ha aggiunto Sorrentino. «Piena condivisione politica del­l’accordo » è stata invece espressa dal segretario confederale della Uil, Mario Pirani.NAPOLITANO: CONSUMISMO RIDUCE DONNA A OGGETTOGiorgio Napolitano, festeggiando al Quirinale la giornata della donna, ha puntato il dito contro la "immagine consumistica" che "riduce la donna da soggetto a oggetto". il Capo dello Stato ha messo in evidenza "una rilevante responsabilità" nel contrastare l'immagine della donna come oggetto da parte "dei mezzi di comunicazione" e di "quanti hanno ruoli preminenti in tutti gli ambiti e nelle professioni"."Alle donne in particolare tocca offrire validi modelli di comportamento", ha proseguito Napolitano, "credo che per raggiungere una parità sostanziale sia necessario incidere essenzialmente sulla cultura diffusa, sulla concezione del ruolo della donna, sugli squilibri persistenti e e capillari nelle relazioni tra i generi su un'immagine consumistica che la riduce da soggetto a oggetto, propiziando comportamenti aggressivi che arrivano fino al delitto".Non a caso il Presidente ha sottolineato anche che "il progresso femminile non si deve solo a figure professionalmente eccezionali, ma anche e molto a persone normali che hanno infranto barriere, consuetudini stantie, a donne coraggiose che hanno distrutto vergognosi privilegi maschili".Le parole di Napolitano sono state accolte da un applauso delle presenti. Le istituzioni erano rappresentante dalle vicepresidenti di Senato e Camera, Rosi Mauro e Rosy Bindi, e dalle ministre Mara Carfagna e Mariastella Gelmini. A tutte Napolitano ha indicato il modello di una donna che "non è entrata nei libri di storia" ma la storia del suo Paese l'ha fatta. Si tratta di Franca Viola che "nel 1966 rifiutò di concedere il matrimonio riparatore al giovane mafioso che l'aveva rapita e violentata". Aggiunge il presidente: "il suo comportamento contribuì a determinare la revisione della norma e conferì alla parola onore il significato che deve avere, cioè rispetto di sè, rispetto da parte degli altri". Insomma, "è evidente che le donne stesse devono agire da protagoniste nel condurre fino in fondo la marcia verso la parità".Ma gli uomini non sono esentati dal dovere di comportarsi come loro validi e solidali compagni". Così come "le lotte per la libertà politica non sono esclusiva dei dissidenti, quelle per la tolleranza non toccano solo le minoranze. Sono e devono essere cause comuni che coinvolgono chiunque assume come propri i valori democratici". E quindi "l'ulteriore cammino verso la parità di genere non può nonessere parte di una generale ripresa di valori civili".
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: