lunedì 15 maggio 2023
Il tweet di Salvini: «Belli ciao», la perdita secca per il servizio pubblico, le campagne sociali portate avanti in sede di attualità: i migranti, le "lanterne verdi", il sostegno a don Mattia Ferrari
Fabio Fazio

Fabio Fazio - ANSA

COMMENTA E CONDIVIDI

«Io sono in Rai da 40 anni però non si può essere adatti a tutte le stagioni». A Fabio Fazio per spiegare è bastata una frase. Senza piagnistei né rivendicazioni. Chi ha voluto che non avesse scelta, sa a cosa si riferisce. Anche se il conduttore con il più lungo e largo curriculum tra quelli in servizio per la Rai non ha voluto indicare mandanti né esecutori.

Ci ha pensato, e prevedibilmente non ne vedeva l’ora, il vicecapo del governo Matteo Salvini. Firmando quello che stamani su “La Stampa” una giornalista come Flavia Perina, già parlamentare di centrodestra e direttrice-innovatrice di quel “Secolo d’Italia” che fu del Msi e poi di Alleanza Nazionale, a riassumere il senso del “Belli Ciao” twittato dal vicepresidente del consiglio. Con un colpo solo ha voluto irridere uno dei simboli della Liberazione e al contempo festeggiare l’allontanamento di Fazio, alle cui domande il leader della Lega non ha mai voluto rispondere. «Il Belli Ciao di Salvini - scrive Perina - rivela molte cose. Uno spirito vendicativo che le istituzioni non dovrebbero esibire in modo così plateale». A meno di confondere la democrazia e il ruolo di chi governa per qualcosa d’altro.

I continui traslochi imposti a “Che tempo che fa” da un canale all’altro, nella vana speranza neanche troppo velata di arrivare a una chiusura anticipata per anemia di ascolti, hanno mostrato negli anni che da destra come da sinistra non vi fosse possibilità di addomesticare Fazio e i suoi collaboratori.

Fazio passa a Warner Bros. Discovery con un accordo blindato di quattro anni che lo vedrà debuttare sul Nove già dal prossimo autunno. Con lui trasloca anche Luciana Littizzetto.

L’addio, semmai, farà perdere parecchi soldi al servizio pubblico. Il programma di Fabio Fazio ha sempre chiuso i conti in utile (milionario) grazie alle inserzioni pubblicitarie che l’emittente pubblica vende a prezzo di mercato. Ragion per cui neanche la Commissione di vigilanza è mai riuscita a usare l’inesistente argomento dei conti in rosso per mettere in discussione l’esistenza di “Ctcf”.

«Non ci sono uomini adatti a tutte le stagioni, almeno io non credo di esserlo. E quindi con grande entusiasmo intraprendo un nuovo cammino fatto di novità, e spero di invenzione, di creatività», ha spiegato Fazio rispondendo a Ferruccio De Bortoli che aveva appena definito “un errore” la precisa scelta politica ed editoriale di rinunciare a “Che tempo che fa”.

A irritare è stata soprattutto la gestione degli spazi dedicati all’attualità. E poiché non ne siamo estranei, per esservi stati ospiti pressoché fissi nelle ultime tre stagioni, sappiamo bene quale irritazione abbiano provocato i dibattiti sulla gestione del flusso migratorio, e soprattutto le denunce per le commistioni tra politica e criminalità internazionale specialmente sulla rotta Italia-Libia. Di sua iniziativa Fabio Fazio ha voluto farsi “scorta mediatica”, da ultimo per sostenere e proteggere don Mattia Ferrari, nuovamente minacciato da ambienti vicini ai trafficanti libici di esseri umani, petrolio e armi.

Per non dire della campagna per le “lanterne verdi” lanciata in Italia proprio da “Avvenire” quando Polonia e Bielorussia si rimpallavano i profughi sul confine, o le frequenti denunce per gli abusi commessi dalle polizie europee sulla rotta balcanica dei profughi. Perciò viene da pensare a Sergio Zavoli e a quanta ragione avesse, sostenendo che «la Rai è stata per decine di migliaia di ore nelle case degli italiani interpretando il bene e il male del Paese e del mondo, lasciando un'interminabile traccia di eventi e di idee, di valori e di barbarie».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: