giovedì 19 marzo 2009
Dopo la lettera inviata dal presidente del Consiglio comunale che difendeva la scelta, il presule spiega la posizione della Chiesa locale. L’arcivescovo sottolinea il rispetto per le istituzioni ma ribadisce: riconoscimento negativo e inopportuno.
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La cittadinanza onoraria a Beppino Englaro «non costi­tuisce lo strumento più op­portuno per intervenire in così al­te questioni » . Lo ha ribadito ieri l’arcivescovo di Firenze, Giusep­pe Betori, rispondendo alla lette­ra ricevuta sabato 14 marzo dal presidente del Consiglio comuna-­le, Eros Cruccolini. In essa si ri­vendicava la sovranità dell’As­semblea fiorentina e si criticava la presa di posizione della Chiesa lo­cale avvenuta in due momenti: dapprima con un comunicato dif­fuso dall’ufficio stampa della dio­cesi subito dopo la votazione a mag­gioranza ( 22 favo­revoli, 16 contrari, 3 astenuti) del ri­conoscimento al padre di Eluana, lunedì 9 marzo, e poi, il giorno dopo, per bocca dello stesso Betori du­rante l’omelia del­la Messa all’ospe­dale fiorentino di Torregalli. Nella prima circostanza, la dioce­si aveva parlato di «sciagurata de­libera » che offendeva soprattutto « i genitori, i fratelli, gli amici e i gruppi di volontari che si stringo­no attorno ai loro oltre 2500 cari che vivono in situazioni similari a quelle da cui è stata strappata a forza Eluana Englaro». Nella seconda circostanza, l’arci­vescovo di Firenze aveva indicato nell’ « allontanamento da Dio » la spiegazione di «come una città da sempre attestata sui fronti del­l’assistenza e del farsi carico della persona umana, abbia potuto su­bire un affronto che ne vorrebbe smentire la natura. Ma siamo fi­duciosi – aggiungeva Betori – che ciò che possono aver pensato al­cuni rappresentanti del popolo non potrà mai essere da questo stesso popolo accettato nel suo si­nistro significato di esaltazione dell’abbandono della vita invece della sua cura. Affrontare questi temi non costituisce da parte no­stra una invasione di campo nel­lo spazio propriamente politico, ma difendere qui, come in tutti gli spazi della vita, valori fondamen­tali come la dignità della persona umana, il bene comune, la con­cordia e l’unità di una città». «Il consiglio è sovrano e in piena libertà i suoi mem­bri hanno deciso – aveva replicato Cruccolini –. Cia­scuno ha il diritto di giudicare tale scelta e di conside­rarla inopportuna e di non condivi­derla, ma è una scelta fatta dai rap­presentanti eletti dalla città a mag­gioranza e quindi è una scelta che deve essere rispet­tata in quanto risultato di un chia­ro percorso istituzionale, che ri­badisce il valore della laicità delle istituzioni. È importante ribadire quanto sia fondamentale nella vi­ta democratica il confronto delle idee, ma nel rispetto dei ruoli e delle reciproche autonomie; quin­di, l’espressione sovrana del Con­siglio e delle sue decisioni, ancor­ché prese a maggioranza, non possono che essere considerate come l’espressione della volontà della città. Si può non essere d’ac­cordo con esse, ma mai possono essere considerate negative». La lettera del presidente del Con­siglio comunale ha offerto a Beto­ri, come accennato, l’occasione per ribadire il ruolo che lui «per­sonalmente e come Chiesa fio­rentina » riconosce «alle istituzio­ni comunali e ai loro membri a servizio della convivenza civica». Tuttavia, «proprio per la doverosa dedizione e sollecitudine sociale» che nutre «verso la città, i suoi a­bitanti e le sue istituzioni», resta viva nell’arcivescovo « la convin­zione che il suddetto provvedi­mento non costituisca lo stru­mento più opportuno per inter­venire in così alte questioni, inci­da negativamente sulla concordia della città e possa essere interpre­tato come un gesto che sembra di­sattendere le ragioni e le sofferen­ze di quanti hanno fatto e conti­nuano a fare scelte diverse da quella del signor Englaro. Quanto alla natura del mio intervento – conclude Betori – ritengo che pro­prio l’amore per questa città pos­sa esigere che un vescovo, in co­scienza, debba esprimere, se ne­cessario, come nel caso presente, un dissenso di fronte a una deci­sione, senz’altro legittima, ma che, non perché presa da una maggio­ranza, può essere per questo sicu­ramente positiva e interprete di u­na città intera. L’ampio e variega­to dibattito che ha accompagna­to l’intera vicenda ne è testimo­nianza ». L’arcivescovo Giuseppe Betori
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