Ansa
Il dibattito di giornata sulla manovra propone un revival della ciclica e mai sopita polemica sui finanziamenti scuole paritarie. A innescare la miccia un emendamento di FdI a prima firma del deputato Lorenzo Malagola, che prevede un voucher di 1.500 euro all’anno per chi iscrive il proprio figlio agli istituti paritari, dalla primaria fino al primo biennio delle medie superiori. La misura, presentata ieri, è destinata alle famiglie con reddito Isee non superiore a 40mila euro e l'effettivo ammontare del bonus per ogni studente verrà calcolato sulla base di scaglioni inversamente proporzionali al reddito Isee e nei limiti di un finanziamento complessivo di 65 milioni di euro all’anno. Nello stato di previsione della spesa del Mim verrà appositamente istituito un fondo dedicato, con uno stanziamento di 16,25 milioni per il 2025, di 65 milioni per il 2026 e di altrettanti per il 2027.
Sulla proposta è intervenuto anche il ministro dell’Istruzione e del merito Giuseppe Valditara, chiarendo che «il governo è ben consapevole della importanza di assicurare il diritto dei ragazzi, a prescindere dal reddito, a studiare nelle scuole paritarie», per questo, ha aggiunto sta «già lavorando per individuare soluzioni praticabili».
Tra queste c’è evidentemente anche l’emendamento di cui si tratta che però, come detto, ha suscitato reazioni indignate da parte delle opposizioni, tornate a gridare allo scandalo per i finanziamenti a quelle che si ostinano a chiamare in modo fuorviante “scuole provate”. La capogruppo dem a Montecitorio, Chiara Braga, ha parlato di «un Paese appaltato a uno stato parallelo», in cui «si fa di tutto per distruggere quello vero che appartiene a tutti. Una destra che più destra non si può – ha incalzato –. Tagliano su sanità e scuola pubblica e intanto vanno a braccetto con i miliardari». Più circostanziate le critiche del leader di Sinistra Italiana, Nicola Fratoianni, secondo cui l’emendamento «viola chiaramente la Costituzione, che all'articolo 33 chiarisce che le scuole private non debbono avere oneri per lo Stato. Vogliono dare 65 milioni di euro alle private – ha insistito – proprio mentre tagliano risorse a oltre cinquemila docenti alla scuola pubblica, infischiandosene del precariato, delle classi pollaio e del tempo pieno che non c'è in metà Paese». «Pensavamo che con i tagli alla scuola pubblica e ai posti in organico del personale scolastico in questa manovra si fosse già toccato il fondo – hanno scritto in una nota i membri 5s della commissione cultura della Camera – ma con gli emendamenti della maggioranza si sta iniziando a scavare». Nessun commento dai centristi di Azione e Iv, che forse si può supporre siano favorevoli, visto che hanno presentato ciascuno un emendamento identico ad altri della maggioranza per incrementare di 30 milioni il contributo per questa tipologia di istituti che accolgono alunni con disabilità.
Fin qui il nodo paritarie, ma la partita sulla manovra resta apertissima anche su altri fronti. Forza Italia si muove sulle pensioni minime, vecchio cavallo di battaglia del fondatore Silvio Berlusconi, con un emendamento per incrementarle del 2,7% invece del 2,2% già previsto nel ddl Bilancio. Le coperture, stimate in 100milioni, sarebbero ricavate dal Fondo per le esigenze indifferibili. Lega e FdI invece spingono per il rafforzamento dei fondi pensione. Due le proposte di modifica presentate ieri, con cui si propone l’apertura di un nuovo semestre per la scelta da parte del lavoratore di spostare il Tfr dall’azienda alla previdenza complementare con la regola del silenzio assenso. I due emendamenti differiscono solo per l’individuazione della finestra temporale: dal primo aprile al 30 settembre quello del Carroccio, dal primo gennaio quello targato FdI. In assenza di un’indicazione da parte del lavoratore, passati i sei mesi, il datore di lavoro trasferirebbe il Tfr ai fondi pensione.