Federico Sboarina, sindaco uscente di Verona. Flavio Tosi lo accusa di strumentalizzare ideologicamente la lettera del vescovo Giuseppe Zenti ai sacerdoti - Ansa
Maggioritari ma divisi. Sul buon bottino elettorale del centrodestra a Verona (oltre il 56% al primo turno) pesa la spaccatura tra i due candidati, Federico Sboarina (Lega e Fdi), e Flavio Tosi (Fi), in campo contro l’aspirante sindaco del centrosinistra. Damiano Tommasi (39,79%) dovrà vedersela domenica 26 giugno col sindaco uscente Sboarina (32,69%), che non può (non vuole) contare su un apparentamento col "terzo incomodo". Tosi, l’ex primo cittadino, ha raccolto un consenso insufficiente per il secondo turno (23,88%) ma prezioso ora per vincere contro l’ex calciatore dell’Hellas Verona e poi dell’As Roma. A surriscaldare il dibattito anche le strumentalizzazioni sulla lettera ai presbiteri del vescovo scaligero Giuseppe Zenti.
Le parole di Matteo Salvini tradiscono la preoccupazione del leader leghista: «Noi sosteniamo il candidato del centrodestra al ballottaggio, Sboarina. Ma è stato un errore tenerlo diviso, non è stata una scelta della Lega. Sicuramente è più difficile così».
Flavio Tosi critica il sindaco uscente: «Sboarina, pensando gli bastino i suoi voti, ripete il solito errore politico: radicalizzare lo scontro, fondarlo sull’ideologia più retriva». Poi contribuisce alle polemiche sulla missiva del vescovo finita nel tritacarne: «I candidati si confrontino sui programmi. Invece Tommasi lavora solo sulla sua immagine, evitando di pronunciarsi sui temi più delicati della città, per non scontentare grillini e sinistra. Gli "sboariniani" strumentalizzano ideologicamente la lettera di Zenti. Di sicurezza, urbanistica, economia, turismo nessuno parla».
Nel clima di serrata contesa pre-ballottaggio è infatti stata trascinata - alquanto impropriamente - la lettera che il vescovo Zenti ha inviato ai sacerdoti della diocesi, messaggio a circolazione interna, non a caso non diffuso dai canali comunicativi diocesani, ma trapelata sui media locali e poi nazionali.
Il vescovo parlando di questioni varie (la morte venerdì scorso del suo predecessore padre Flavio Roberto Carraro, annunciati trasferimenti, la "sete" di nuove vocazioni), si sofferma di passaggio («profitto dell’occasione...») sul «nostro coinvolgimento in occasione di elezioni politiche o amministrative, soprattutto in considerazione delle ricadute dei nostri interventi sui fedeli».
Zenti ricorda che «compito degli ordinati non è mai quello di schierarsi per un partito o per una persona» ma «segnalare eventuali presenze o carenze di valori civili con radice cristiana».
In concreto «è nostro dovere far coscienza a noi stessi e ai fedeli di individuare quali sensibilità e attenzioni sono riservate alla famiglia voluta da Dio e non alterata dall’ideologia del gender; al tema dell’aborto e dell’eutanasia; alla disoccupazione, alle povertà, alla disabilità, all’accoglienza dello straniero; ai giovani; alla scuola cattolica, a cominciare dalle materne», tutte «frontiere prioritarie che fanno da filtro per la coscienza nei confronti della scelta politica o amministrativa».