Poco meno di tremila profughi in fuga dalla Libia sbarcati tra venerdì e la giornata odierna. Che si vanno ad aggiungere alle 3.500 persone registrate nel mese di gennaio e ad altri sbarchi registrati nelle scorse settimane, per un totale che sfiora i 7mila arrivi in poco più di un mese e mezzo. Numeri da record per un periodo dell’anno in cui - solitamente - le cattive condizioni del mare mettevano un freno alle partenze.
Pochi i siriani, a fuggire dalla Libia sono soprattutto giovani sub-sahariani. «Siamo di fronte a flussi misti: profughi che già avevano l’obiettivo di arrivare in Europa. Ma anche tanti migranti che risiedevano in Libia da anni scappati a seguito dell’escalation di violenze delle ultime settimane», spiega Flavio di Giacomo, direttore dell’Organizzazione mondiale per le migrazioni.
Nei prossimi giorni la situazione potrebbe peggiorare: altre imbarcazioni, con a bordo circa 600 persone, sarebbero già partite dalla Libia. «I numeri confermano il trend già registrato lo scorso anno – puntualizza Carlotta Sami, portavoce dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati –. Pressione causata dai conflitti in corso, cui si somma il caos libico. Solo a gennaio, pur in assenza della missione "Mare Nostrum" sono giunti in Italia circa 3.500 profughi, contro i 2.170 del 2014 (+ 65%). Pozzallo e Lampedusa i due porti più interessati dagli sbarchi. Domenica sono arrivati 285 migranti, altri due gruppi (160 e 89 persone) ieri. «Le loro condizioni di salute sono buone - spiega Chiara Montaldo, di Medici senza frontiere -. Abbiamo visto tanti casi di scabbia, legati alle lunghe permanenze nei centri in Libia». Unico caso grave, un ragazzo ghanese che presentava ferite d’arma da fuoco. Gli hanno sparato i trafficanti per costringerlo a salire sui gommoni. Un primo trasferimento (150 persone) ha alleggerito la pressione sul centro di Pozzallo che ha una capienza di 180 posti. «Se i numeri restano questi siamo pronti ad accogliere i profughi», commenta il sindaco Luigi Ammatuna.
Altre 190 persone sono sbarcate a Trapani. Particolarmente critica la situazione a Lampedusa dove sono sbarcate circa mille persone. A poco è servito il ponte aereo organizzato dal Viminale che ha portato un centinaio di profughi in Sardegna: «Serve un sistema di trasferimenti regolare che permetta di alleggerire la pressione sull’isola e garantire un’assistenza dignitosa», chiede Paola La Rosa, avvocato e attivista. Dalla portavoce dell’Acnur arriva una richiesta precisa al governo: «Potenziare i mezzi per i salvataggi in mare: la Guardia costiera è al limite delle forze – sottolinea Carlotta Sami –. Temiamo che altrimenti sia impossibile raggiungere le imbarcazioni».
Una motovedetta è stata minacciata domenica mentre prestava soccorso a un’imbarcazione con 200 profughi a bordo. Un barchino con quattro uomini armati di kalashnikov si è accostato intimando all’equipaggio di lasciarla dopo il trasbordo dei migranti. Così è stato, sebbene gli uomini della Guardia costiera avessero armi a bordo: «La nostra esigenza primaria era tutelare la vita dei migranti e dell’equipaggio – spiega l’ammiraglio Felicio Angrisano, comandante della Guardia costiera –. C’erano 200 persone a bordo. Cosa sarebbe accaduto se avessimo risposto?».