venerdì 11 settembre 2009
In divisa per prova, centinaia le richieste. A partire da lunedì, gli “stagisti” vivranno nella caserma “Cantore” di San Candido, che ospita il sesto reggimento alpini. Porteranno il cappello con la penna ma non acquisteranno lo status di militari Previste tre marce sulle montagne della Val Pusteria.
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Ad accoglierli, in caserma, non troveranno caporali istruttori severi e “nonni” cattivi ed è persino molto probabile che passino la prima notte comodamente sistemati in branda e non dentro l’armadietto di ferro in dotazione, per l’occasione trasformato dai “veci” in jukebox umano. Se, insomma, non assaporeranno fino in fondo il gusto, talvolta amaro, della naja, quella vera, i 100 ragazzi e le 45 ragazze che, da lunedì e per due settimane, saranno ospitati nella caserma “Cantore” di San Candido (Bolzano), avranno comunque la possibilità di prendere contatto con la vita militare, vivendo, per quindici giorni, con gli alpini del sesto reggimento.Vecchio pallino del ministro La Russa, il progetto “Pianeta difesa” ha riscosso un così grande successo presso i giovani cui era destinato, a tal punto che l’Associazione nazionale alpini (Ana), incaricata di vagliare le domande di partecipazione, ha dovuto “respingere” decine di candidature.«Il numero che avevamo fissato come tetto per questa prima esperienza – ha detto ieri il Ministro della Difesa, intervenendo alla trasmissione televisiva Mattinocinque – purtroppo non è sufficiente a coprire le moltissime richieste che sono arrivate».Riservata a giovani di età compresa tra i 18 e i 25 anni, con almeno il diploma di scuola media inferiore, che non abbiamo prestato servizio militare, in buona salute e con la fedina penale pulita, l’iniziativa, come ha spiegato ancora lo stesso Ministro, ha l’obiettivo di «avvicinare le nuove generazioni alle Forze armate e ai valori che esprimono».Anche in considerazione dei pochi giorni di addestramento a disposizione, questi ragazzi e ragazze, provenienti da tutte le regioni italiane, non acquisteranno lo status di militare e, di conseguenza, non presteranno giuramento e non utilizzeranno armi. Il loro sarà comunque un approccio pressochè completo alla vita militare, a partire dagli orari che scandiranno le loro giornate, in tutto simili a quelle degli altri soldati, con tanto di addestramento formale e marce in montagna. Vestiranno, però, la divisa e porteranno il cappello alpino, segno distintivo dell’appartenenza alle truppe di montagna. Questo materiale sarà fornito loro all’85° Reparto addestramento volontari (Rav) di Montorio Veronese (Verona) la stessa mattina di lunedì, prima del trasferimento in alta Val Pusteria. Come specifica la guida, predisposta dallo Stato maggiore dell’Esercito e distribuita a tutti i partecipanti, vestendo la divisa questi giovani dovranno «in ogni circostanza» tenere «un comportamento corretto, sobrio ed educato, in termini sia sostanziali che formali, ponendo attenzione affinchè l’uniforme sia sempre in ordine e pulita». Ordine, pulizia e, terzo caposaldo della vita militare, la disciplina, i cui «cardini sono la subordinazione e l’obbedienza». Valori che, dopo la fine della leva obbligatoria, non appartengono più al bagaglio di educazione ed esperienza dei giovani italiani, torneranno così, almeno per due settimane, a scandire le giornate di questi 145 “stagisti” che, pur «non essendo militari», si legge nella brochure del Ministero, in quanto «inquadrati in un reparto militare», dovranno «comunque ispirare il proprio comportamento alle regole che attengono la disciplina e che permettono ad un reparto di poter operare».Per quanto riguarda il programma addestrativo di questi quindici giorni, oltre alle tre marce in montagna già programmate, i 145 giovani (suddivisi in due compagnie di quattro plotoni, ciascuno dei quali composto da squadre di 6-8 uomini o donne), si eserciteranno nell’addestramento formale, per imparare a marciare tenendo il passo e a salutare con la mano alla visiera e nell’addestramento di base per acquisire familiarità con il “movimento tattico sul terreno”. Tra le altre attività, ci sarà spazio anche per la storia e l’organizzazione delle Forze armate, per nozioni sulla normativa che regola la vita militare, la cooperazioone civile-militare e i rapporti tra le Forze armate e la Protezione civile nei casi di calamità naturali.«Oggi – ha sottolineato nuovamente il ministro La Russa, ricordando di «tenere moltissimo» a questo progetto – non c’è più l’esercito di leva, c’è solo per fortuna l’esercito professionale che fa apprezzare come eccellenza italiana i nostri soldati nel mondo. Tuttavia ci sono migliaia di giovani che vorrebbero potersi accostare alle Forze armate e ai valori che da esse promanano, senza necessariamente voler fare il militare a vita e neanche per un periodo lungo. Allora abbiamo dato vita a questa opportunità offrendo ai giovani uno stage, un periodo breve (15 giorni nella fase sperimentale, poi un mese) di preparazione atletico-militare che prepari anche al volontariato e che avvicini ai valori propri delle Forze armate».Il ministro della Difesa ha infine spiegato che il mese della mini-naja potrebbe essere «quello delle vacanze. Ci sono migliaia di giovani che desiderano, anzichè andare per tutto il periodo delle vacanze scolastiche al mare o in montagna, passarne almeno una parte all’interno delle caserme».
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