«È una situazione al limite del ridicolo». La butta sull’ironia ma è amareggiato Pasquale Ambrosino, il responsabile della comunità terapeutica per il recupero di tossicodipendenti 'La casa di Mimmo', di Santo Stefano d’Aspromonte. Una struttura della galassia Exodus di don Antonio Mazzi. Commenta preoccupato la raccomandata che gli è arrivata lunedì dal Municipio, con cui gli si chiedono 129 mila euro di affitto non pagato in dieci anni, e di trovarsi una nuova sistemazione quando a marzo 2016 scadrà il contratto d’affitto attivo dal 2004, anche se la comunità opera a Santo Stefano da 23 anni. Il responsabile della 'Casa di Mimmo' conferma che è prevista una locazione da mille euro al mese ma pure la possibilità che la somma sia scomputata se vengono effettuate migliorie sulla struttura. Come a suo dire succede. «Il dirigente dell’ufficio tecnico che ha firmato la lettera - aggiunge Ambrosino - conosce bene il contratto e il resto. Ho già fatto una riunione con don Mazzi e mi rivolgerò subito a un avvocato che ci possa tutelare. Non dobbiamo un euro al Comune», ribadisce dicendosi umiliato anche dalla forma con cui il municipio si è fatto avanti. «Non è per niente bello sentirsi sfrattati a causa d’un mancato pagamento. Anzi, siamo noi ad accreditare soldi dal Comune per una vertenza legata al canone idrico. Ma stavamo risolvendo tutto con un accordo bonario». Oltre a essere un avamposto storico a Santo Stefano, la comunità è pure un motore importante per l’occupazione e l’economia del piccolo centro che si aggira attorno ai mille abitanti. Sette-otto persone lavorano nell’equipe che manda avanti 'La Casa di Mimmo', la quale accoglie 20 ragazzi in regime residenziale e altri 10 in semiresidenziale. Non sono pochi, inoltre, quanti, chiuso il ciclo di recupero e reinserimento sono rimasti in paese dove hanno pure messo su famiglia. «Quindi è pure una riuscita esperienza di integrazione», sottolinea Ambrosino, che insegue un dialogo col Comune.
(D.Mar.)