Ansa
Di droga si muore sempre di più, sempre più giovani e senza sapere il perché. Come è successo a Flavio e Gianluca, adolescenti in cerca di svago in una notte d’estate a Terni; come è successo a Maria Chiara, che per i suoi 18 anni ha ricevuto in regalo la dose che l’ha uccisa dal suo fidanzato. I drammatici fatti di cronaca degli ultimi mesi diventano statistica nella Relazione al Parlamento pubblicata ieri dal Dipartimento politiche antidroga, con gli ormai tradizionali mesi (quattro stavolta) di ritardo rispetto a quanto previsto.
Nella Relazione al Parlamento del Dipartimento politiche antidroga una fotografia drammatica: con le vittime crescono anche i ricoveri, specie tra i più giovani. E crescono del 30% le diagnosi tardive di Hiv
Una relazione che, per altro, fotografa la situazione del nostro Paese nel corso del 2019, prima cioè dello tsunami Covid che chissà quali pesanti, ulteriori conseguenze potrà avere sui nostri ragazzi, allontanati forzatamente dalla scuola e troppo spesso dimenticati dalla istituzioni nei pur numerosi Dpcm degli ultimi mesi. Crescono, dunque, le morti per overdose tornando a segnare oltre un decesso al giorno: l’anno scorso sono stati 373, l’11% in più rispetto al 2018, il 26% rispetto a due anni fa. In 169 casi (il 45%) la causa è stata l’eroina, in 65 la cocaina (17,4%), ma il dato più preoccupante è che in ben 115 casi (oltre il 30%) all’origine del decesso c’è una sostanza “imprecisata”. Segno inconfutabile della diffusione sempre più massiccia delle nuove sostanze psicoattive, la cui composizione è spesso difficile da determinare. I dati della Relazione sono pesanti anche per quanto riguarda le ospedalizzazioni droga-correlate, che nel 2019 sono state 7.480, in aumento soprattutto tra i giovani e gli adulti under45: circa la metà, anche in questo caso, sono dovute all’uso di sostanze miste o non specificate.
In ospedale e in strada. Così cresce il fenomeno
+26%
L’aumento di morti per overdose in due anni: nel 2017 sono state 296, nel 2018 334, nel 2019 373
7.480
I ricoveri per droga, in aumento soprattutto tra i giovani (la metà dovute a uso di sostanze sconosciute)
8,3
Le tonnellate di cocaina sequestrate nel corso del 2019 (nel 2018 erano state 3,6, meno della metà)
E se il numero di consumatori di sostanze per via iniettiva registrati per aver contratto malattie infettive risulta in costante diminuzione, sono tuttavia in aumento le diagnosi tardive di Hiv: nel 30% dei casi (è una percentuale enorme) si raggiunge infatti lo stadio di Aids conclamato ignorando la propria sieropositività. Fino al 2005, per intenderci, questa percentuale era del 15% circa: un’impennata che comporta una maggiore probabilità di trasmissione della malattia e, nello stesso tempo, più morbilità e mortalità (che derivano dal ritardato inizio della terapia antiretrovirale).
Per il resto, a dominare la relazione è la cocaina. Rispetto al 2018, i quantitativi di cocaina sequestrati sono quasi triplicati raggiungendo nel 2019 le 8,3 tonnellate. Anche la domanda è aumentata: dei quasi 16 miliardi di euro spesi per l’acquisto di sostanze stupefacenti circa il 31%, corrispondente a poco meno di 5 miliardi di euro, ha riguardato proprio la cocaina. Restano stabili i consumi fra i giovanissimi: oltre un terzo degli studenti dichiara di aver provato cannabis nella vita e il 16% di farne un uso corrente, ma aumenta anche la consapevolezza dei rischi correlati al suo utilizzo tra gli studenti (nonostante dopo anni di assenza di bandi per le attività di prevenzione nelle scuole, quello pubblicato nella seconda metà del 2020 non sia ancora stato né approvato né destinato).
Le comunità: «I nostri ragazzi completamente dimenticati»
«Questi dati ci forniscono un quadro allarmante, una tragedia ampiamente e tristemente prevista. Siamo stanchi di dover prendere atto, ogni anno, e sempre con maggior ritardo, della consueta strage di innocenti» è la reazione a caldo di Luciano Squillaci, presidente della Federazione Italiana Comunità Terapeutiche (Fict). «In particolare ciò che più inquieta è l’aumento di morti per droga: nel 2019 sono stati registrati 373 casi di decesso per overdose, l’11% in più rispetto lo scorso anno ed addirittura il 39% in più di decessi rispetto ai dati del 2016. Ma questi non sono numeri, sono persone! Donne ed uomini che forse avrebbero potuto avere una chance diversa se qualcuno si fosse in qualche modo preoccupato per loro…». Tra le comunità però, messe a durissima prova anche in questi mesi di emergenza Covid (con le risorse sempre più al lumicino e gli ingressi contingentati), c'è anche la consapevolezza che «se continuiamo a lanciare allarmi che non vengono mai presi sul serio, rischiamo di contribuire a normalizzare la questione droga, a rendere tutto drammaticamente “consueto” - continua Squillaci provocatoriamente -. Allora stavolta niente allarmi, prendiamo atto che si tratta di una tragedia ormai strutturale, che la politica, il governo, la società civile hanno ormai deciso che di queste persone non ci si vuole occupare. Quasi 400 morti e 7.800 ricoveri ospedalieri evidentemente non sono sufficienti per scuotere le coscienze».
Così come evidentemente «non ci scuotono i 660.000 giovani, 1 su 4 dei nostri figli che ogni giorno mandiamo a scuola e che dichiarano di fare uso di sostanze illegali. Dati confermati in trend costante negli ultimi anni. E purtroppo la rete dei servizi pubblico e del privato sociale ci racconta anche di numeri ancora più grandi». E pensare che nella relazione viene messo in luce il presunto successo dell'attività di prevenzione fatta nelle scuole: «Non possiamo non essere contenti del dato, anche se ci riserviamo di analizzare meglio quali siano le attività di prevenzione effettivamente sostenute dal Governo avendo visto con soddisfazione il primo bando dopo anni di assenza, pubblicato solo nella seconda metà del 2020, ma ancora da approvare e destinare» stigmatizzano da San Patrignano. La sensazione è invece che, in Italia, si sia è abbassata notevolmente la percezione del rischio dell’uso di sostanze e questo è dovuto proprio alla carenza di percorsi di prevenzione educativi strutturati, oltre che da un dibattito politico negli ultimi mesi piegato completamente sui temi della liberalizzazione della cannabis e della cannabis light.
Sul tavolo, per altro, resta la revisione richiesta con forza e mai nemmeno presa in considerazione dal governo del Testo unico in materia di disciplina degli stupefacenti e delle sostanze psicotrope approvato ormai nel lontanissimo 1990. È ad allora - sembra incredibile - che risale il piano d'azione dello Stato italiano sulla droga, quando nel nostro Paese si fronteggiava l'emergenza del “buco” e del contagio di Aids. Oggi s'inventa (e si spaccia) una nuova sostanza a settimana, per lo più sintetica, mix di droghe sciroppi e farmaci la fanno da padroni e la piaga delle dipendenze s'è allargata all'alcol, alle slot-machine, agli smartphone. In mezzo l'abisso di un sistema impreparato e sguarnito di mezzi e risorse.