Sono
15 le persone arrestate (3 in
carcere, a Pescara, e 12 ai domiciliari) nell'ambito
dell'inchiesta della Dda dell'Aquila, condotta dai carabinieri
del Noe, che ha
stroncato un traffico di droga destinata
soprattutto ai locali della "movida" della costa abruzzese.
Arresti e perquisizioni in abitazioni ed esercizi commerciali
sono stati eseguiti in
Abruzzo, Marche e Sicilia. Proprio nel
corso della perquisizione a casa di uno dei 27 indagati, già
agli arresti domiciliari, i carabinieri - con l'ausilio del
nucleo cinofili di Chieti - hanno trovato 5 chili di hascisc
suddiviso in panetti. Sequestrate anche auto di lusso e moto
utilizzate per lo spaccio.
L'indagine ha avuto impulso grazie
alle dichiarazioni di un "pentito", esponente di spicco di una
nota famiglia malavitosa pescarese che ha deciso di collaborare
con la Dda dell'Aquila.
Tra gli arrestati, tutti italiani, vi sono diversi
incensurati "che avevano organizzato - affermano gli
investigatori - una fitta rete di spaccio di hascisc, marijuana
e cocaina di altissima qualità, smerciata soprattutto in
contesti della movida della costa adriatica". Le accuse per gli
indagati vanno dal traffico di stupefacenti al favoreggiamento,
dalla ricettazione all'intestazione fittizia di beni.
L'organizzazione poteva sfruttare "magazzini per lo
stoccaggio dello stupefacente, veicoli di lusso per il trasporto
(Range Rover, Porsche, Harley Davidson), autovetture utilizzate
quali vere e proprie basi mobili da poter parcheggiare e
confondere tra i mezzi della movida adriatica". Le consegne
della droga ai clienti avvenivano, in genere, proprio in aree di
parcheggio prossime a stabilimenti balneari e locali notturni.
I carabinieri sottolineano "la peculiarità dello stupefacente
trattato: è stata accertata l'esistenza infatti sia di
marijuana
coltivata con tecniche non convenzionali (nota come 'amnesia',
ma commercializzata anche come 'kalasnikov', 'tuberon',
'lemonades', 'orange bad'), nonché di
hascisc dal principio
attivo anche 10 volte superiore allo standard abituale e,
pertanto, altamente tossico".
Le indagini patrimoniali hanno consentito di accertare che i
proventi del traffico sono stati reinvestiti sia in veicoli,
anche di lusso, che in immobili, tra cui una villa con piscina
in uso al principale indagato.
Nel corso delle indagini sono stati sequestrati nei mesi
quasi
100 chili di hascisc, in parte nascosti in un garage di
Montesilvano affittato da una coppia di fidanzati incensurati.