Flash Mob di Cristina Donati Meyer in darsena per l'8 Marzo - Fotogramma
Uccise, maltrattate. Disoccupate. Sottopagate (e sottostimate). Povere. Stressate. La condizione delle donne, nell’anno della pandemia, è peggiorata al punto di sfiorare il dramma sociale. Basterebbe – da solo – quell’ultimo dato snocciolato dal-l’Istat sulla disoccupazione a dicembre: 101mila persone rimaste senza lavoro, 99mila donne. Un’apocalisse. Eppure siamo davanti soltanto alla punta dell’iceberg: nei conti da fare alla vigilia dell’8 marzo, che delle donne sarebbe la festa, bisogna aggiungere molto altro.
Violenze e femminicidi. Il lockdown e l’emergenza sanitaria, si è detto tante volte, ha avuto un effetto “trappola”: le donne che vivevano con uomini instabili e già violenti si sono trovate chiuse in casa in balia dei propri aguzzini, altre hanno vissuto i primi maltrattamenti proprio a causa del blocco e dei problemi economici e psicologici ad esso legati. Risultato: una scia di sangue che non s’arresta. I femminicidi- suicidi schizzati in su del 90%, le donne nel mirino di mariti e fidanzati più di quello che lo sono state mai (quelle uccise, in 9 casi su 10, lo sono per mano di chi vive insieme a loro), le richieste d’aiuto aumentate di oltre il 70%. L’allarme è stato confermato appena qualche settimana fa in Cassazione, in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario, quando dal bilancio sulla giustizia nel nostro Paese è emerso un quadro sconfortante della violenza di genere.
Disoccupazione e povertà. Degli ultimi dati Istat si diceva all’inizio: le donne rappresentano il 98% di chi ha perso il lavoro negli ultimi mesi. A guardare tutto l’anno, la percentuale scende, sì, ma al 70%: significa che su 10 persone disoccupate, 7 sono donne. Logica conseguenza della posizione svantaggiata del genere femminile sul lavoro: contratti per lo più precari o stagionali, assenza quasi totale di donne in ruoli apicali (di per sé più sicuri), bassa occupazione (il tasso di donne occupate è fermo al 44%). E questo nonostante il protagonismo giocato proprio durante i mesi della pandemia sulla prima linea dell’emergenza: per allargare lo sguardo all’Europa, è donna il 76% degli operatori sanitari, il 93% di chi fa assistenza all’infanzia, il 95% di chi si occupa di pulizie e sanificazioni. La mancanza o la perdita del lavoro ha aumentato anche la povertà delle donne: 1 su 2 ha visto peggiorare la propria situazione economica negli ultimi 12 mesi, sono soprattutto donne le persone che si sono messe in fila per chiedere cibo e aiuti a enti e mense caritatevoli.
Leadership sconosciuta. E per chi il lavoro invece ce l’ha, disuguaglianze e difficoltà non finiscono. Primo divario, quello dei salari: le donne continuano a guadagnare mediamente (a parità di incarichi o mansioni) il 15% in meno degli uomini, circa 14mila euro l’anno in Italia secondo il Global Gender Gap Report del 2020. Secondo il World economic forum di questo passo per colmare la disparità retributiva ci vorranno 257 anni. Male anche sul piano della leadership, che tanto ha fatto discutere la politica nelle ultime settimane dopo la formazione di un nuovo governo a prevalenza maschile: le donne ricoprono meno ruoli dirigenziali (solo il 18% in ruolo di Ceo dal 23% del 2020, contro una media Ue del 21% e mondiale del 26%) e fanno più fatica a fare carriera.
Il puzzle smart working. E poi l’eterno ritorno dell’impossibile conciliazione famiglia-lavoro, le cui poche speranze di realizzazione si sono infrante contro l’onda del Covid. Rimaste a casa più frequentemente che gli uomini in smart working, le donne hanno dovuto sperimentare l’intreccio delle mansioni lavorative coi figli a casa, in Dad oppure no, e con il carico di lavoro domestico di fatto raddoppiato. Anche in questo caso le statistiche registrano un aumento generalizzato del disago: stress per il 73% delle donne, con la percezione di un maggior carico lavorativo e (nella metà dei casi) di non riuscire a far fronte a tutti gli impegni quotidiani.
Tutti gli indicatori in rosso: i carichi di lavoro raddoppiati, la mancanza di tutele, lo spietato confronto sul piano della leadership. E per rimettere la situazione in pari servirebbero più di due secoli
+73% L’impennata di richieste di aiuto al numero dedicato 1522 e ai centri antiviolenza a partire dal lockdown dello scorso marzo e nel periodo di chiusura del Paese.
98% La percentuale di donne tra chi ha perso il lavoro nel mese di dicembre secondo l’Istat (99mila donne su 101mila nuovi disoccupati). In tutto il 2020, la percentuale è stata del 70%.
18% La percentuale di donne nel ruolo di amministratore delegato nelle aziende italiane (26% a livello mondiale). Guadagnano il 15% in meno dei loro colleghi maschi nello stesso ruolo.
257anni Al ritmo attuale, è il lasso di tempo che servirà alle donne per raggiungere gli uomini nella sfera economica e lavorativa secondo la stima del Global Gender Gap Report 2020.