“Se non posso cambiare la mia situazione, l’unica scelta è diventare un’attivista ed evitare che altre donna subiscano le stesse violenze”. Non solo lo ripetono tutte, con toni e sfumature diverse, ma soprattutto incarnano tutte quotidianamente con il loro impegno questa reazione forte alla violenza subita: Waris Dirie, Margarita Meira e Isoke Aikpitanyi hanno scelto non di sopravvivere, ma di essere d’aiuto e al servizio delle altre vittime. Sebbene abbiano alle spalle storie, sofferenze e drammi diversi, quello che le accomuna è la forza di aiutare chi come loro è stato schiacciato dal dolore e dalla violenza.
Il premio internazionale "La Donna dell'anno"
Isoke, Margarita e Waris per la loro capacità di reagire con coraggio, anche a costo della propria vita, in difesa di milioni di donne maltrattate, sfruttate e private dei diritti fondamentali della persona sono le tre vincitrici della 20ª edizione del Premio Internazionale "La Donna dell'anno". Si tratta di un’edizione speciale che lancia un messaggio universale: "Diciamo no alla violenza in ogni sua forma di manifestazione" in un periodo storico in cui tante e troppe sono le atrocità contro il genere femminile. Va ricordato che il premio è stato promosso dal Consiglio regionale della Valle d'Aosta, con il patrocinio della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri - Dipartimento per le Pari Opportunità e del Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, in collaborazione con il Comune di Saint-Vincent e il Soroptimist International Club Valle d'Aosta.
Waris Dirie, la top model portavoce dell'Onu contro le mutilazioni femminili
Waris Dirie è fuggita dalla Somalia a soli 13 anni, dopo aver subito l’infibulazione, per raggiungere l’Austria dove ora lavora come modella; da 35 anni lotta contro le pratiche di mutilazioni genitali, con la sua fondazione Desert Flower Fondation.
“Ho scoperto che questa pratica non esisteva solo in Africa, ma anche in Europa e in America - ha raccontato Waris Dirie - e la cosa più frustante è che ancora oggi milioni di donne vengono mutilate; ecco perché ho voluto dare voce non solo alle vittime ma anche a quelle potenziali", ha spiegato. Per questo ha aperto diversi centri in Sierra Leone in cui paga, attraverso la sua associazione, le scuole alle bambine. “Perché attraverso la cultura potranno comprendere quali sono i loro diritti”, ha aggiunto.
Margarita Meira e le nuove madres de Plaza de Mayo
Margarita Meira è una delle madres victimas de trata: la figlia, vittima delle tratta di essere umani in Argentina, è stata costretta a prostituirsi a 17 anni e uccisa in uno dei bordelli abusivi del Sud America. Oggi Margarita Meira aiuta le donne vittime dello sfruttamento sessuale, offrendo loro sostegno psicologico e legale, con un’associazione creata insieme ad altre 18 mamme.
Isoke, l'ex vittima della tratta che lotta per salvare le nigeriane dalla schiavitù sessuale
La ricerca di giustizia per la figlia e la tenacia con cui la porta avanti da oltre vent’anni sono i tratti che accomunano Margarita a un’altra grande donna che ha voluto trasformare la sua rabbia in una via d’uscita prima per sé stessa e poi per tantissime altre donne: Isoke Aikpitanyi è arrivata in Italia con l’illusione di una nuova vita e costretta invece alla vita di strada; rischiando la vita è riuscita a liberarsi da quella schiavitù e da allora accoglie nelle Case di Isoke giovani vittime come lei. “Tornerò per la prima volta in Nigeria, dopo anni, per far capire alle ragazzine il rischio che possono correre", ha aggiunto Isoke, che ha aperto centri di ascolto non solo in Italia ma anche in Africa.