martedì 15 febbraio 2011
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Non era di partito e forse per questo faceva ancora più impressione, ma la manifestazione dal titolo 'se non ora quando?' ha portato una folla inimma­ginabile di donne nelle piazze italiane (in al­cuni casi anche all’estero) e il giorno dopo viene considerato un «grande successo po­litico » – malgrado la dichiarata volontà ini­ziale – andato «oltre le più ottimistiche pre­visioni».A tracciare il bilancio «esaltante» sono le organizzatrici della sfida al premier. E a soffrirne oltremodo è proprio quel Silvio Berlusconi che sulla piazza e sul consenso spontaneo (per gran parte femminile) fon­da le sue radici. Ma il capo del governo con­testa con forza l’apoliticità dell’iniziativa, bollata anzi come «faziosa» e orchestrata dal­la sinistra, pronta questa a trarre comunque vantaggi dall’invasione rosa. Parole su cui in coro replicano il Pd e gli altri partiti di op­posizione. Berlusconi però non si convince. «Mi è sem­brato un pretesto per sostenere il teorema giudiziario che non ha nessun riscontro nel­la realtà: una mobilitazione di parte, fazio­sa, contro la mia persona da parte di una si­nistra che cavalca qualsiasi mezzo per ab­battermi », spiega il premier. Insomma, «u­na vergogna». Perché, dice il premier, «le donne che mi hanno conosciuto sanno con quanto rispetto io mi rapporto con loro». Non politica nelle intenzioni del giorno pri­ma, ma diverse erano le rappresentanze spontanee dei partiti di opposizione nei cor­tei. Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani par­la di una risposta della «parte migliore del Paese», quella che «ci aiuterà ad andare ol­tre Berlusconi», anche se «ora non aspettia­moci giorni facili». E anche Pier Ferdinando Casini si impres­siona davanti ai numeri. «Imparerei a ri­spettare gli altri, piuttosto che insolentirli sempre». Ma a colpire di più, secondo Wal­ter Veltroni, è che Berlusconi ha perso «la ca­pacità di essere in relazione e di interpreta­re il Paese». E la conseguenza è che ora si de­ve «voltare pagina». Non si preoccupa dell’interpretazione ber­lusconiana il suo predecessore. «Lasciamo che Berlusconi pensi che sono le solite don­ne di sinistra – concede ironico Romano Pro­di – . Dobbiamo lasciarlo alle sue convin­zioni: come dimostra la storia ci sono per­sone che hanno un potere molto forte e cre­dono che sia assoluto e carismatico e quin­di non riflettono mai se l’opposizione ha del­le ragioni». Se però le opposizioni esultano, la maggio­ranza fa quadrato. «Un’iniziativa nata e cre­sciuta nei salotti della cultura politica e del cinema», dice il ministro Mariastella Gelmi­ni. Nel coro, si leva solo la voce di Alessan­dra Mussolini, che pungola il premier. «Quel­la di domenica è stata una grande manife­stazione di popolo, con tanta gente comu­ne: occorre senza dubbio una riflessione», di­ce ai suoi. Non si lasciano smontare, comunque, le or­ganizzatrici, decise a rimanere sulla cresta dell’onda. «È andata oltre le più ottimistiche previsioni». Le promotrici si godono il risul­tato e cercano di non chiudere così la parti­ta, considerata anzi alle prime battute. «Il bi­lancio è esaltante – spiega Francesca Izzo, docente universitaria e una delle menti del Comitato promotore – parliamo di oltre 200 piazze, è un fatto straordinario. Non c’è mai stata una tale mobilitazione di popolo gui­data da donne nel nostro Paese». Per questo, dice, se ne può trarre un giudizio politico: «le parole d’ordine che erano state al centro della mobilitazione, gli obiettivi e i senti­menti hanno incontrato un’adesione larga e spontanea». E il successo è tanto più im­previsto in quanto le iniziative sono partite da un «comitato piccolo, composto da don­ne che non avevano certo la capacità di mo­bilitare più di un milione di persone. Vuol dire che l’esigenza che l’Italia diventi un Pae­se per donne è qualcosa di profondamente sentito».
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