Altre partenze verso l’Italia da Tripoli sono attese nelle prossime ore. Motivate anche dalla paura dei profughi sub sahariani di religione cristiana di venire uccisi dai jihadisti del Califfato per il proprio credo religioso.
Lo denuncia
don Mosè Zerai, il sacerdote di origine eritrea da anni riferimento dei migranti diretti verso l’Ue, in contatto da molto tempo con gruppi di connazionali giunti in Libia.
“Ne arriveranno a centinaia nella capitale per partire su gommoni e carrette del mare. L’omicidio dei 21 cristiani egiziani ha spaventato i migranti e, unito alla paura della guerra, accelererà le partenze dalla Libia". Non dimentichiamo che nel Paese le discriminazioni verso i cristiani in fuga dal Corno d’Africa erano molto frequenti anche prima dell’avvento dello Stato islamico.
“Nei centri di detenzione in mano alle milizie e aperti fino all’estate scorsa – prosegue il prete – i trattamenti verso i migranti richiusi perché irregolari erano diversi. Chi era cristiano veniva trattatto peggio”.
E ora con l’avvento dei jihadisti anche chi transita in Libia ed era costretto a restarvi fino a che dalla famiglia non arriva il pagamento per proseguire il viaggio della speranza ha fretta di fuggire. Anche perché donne e uomini cristiani del Corno d'Africa usano tatuarsi la croce sul corpo .