giovedì 9 luglio 2015
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«Ora questi beni vanno fatti rivivere. Un’utilità visibile che testimonia la bellezza dell’etica pubblica. Un percorso che dà dignità alla comunità». Così don Luigi Ciotti commenta il megasequestro siciliano. Ma il presidente di Libera denuncia: «Sono due anni che aspettiamo la riforma delle norme sui beni confiscati. Ci aveva lavorato, bene, il governo Letta. Ci ha lavorato, altrettanto bene, l’attuale governo. Sembrava fatta ma poi tutto si é fermato. Rinviato a dopo l’estate».Perché don Luigi?Sembra che qualcuno voglia prendere tempo, mettere i bastoni tra le ruote. Ma se la lotta alle mafie è un problema serio, come tutti dicono, allora si realizzi quello che serve. E la riforma sui beni confiscati è necessaria. Anzi è una delle priorità del Paese. Se fosse approvata avremmo una valanga di almeno 55mila nuovi beni confiscati.Perché è così importante?<+TONDOA>Ogni cittadino deve avere chiaro che da bene esclusivo dei mafiosi torna bene della comunità. Un bene confiscato è un bene comune, è di tutti. Ma è anche occasione di occupazione onesta, lavoro pulito, opportunità di inclusione sociale. E in questo percorso c’è anche una bella Chiesa, capace di guardare al Cielo senza dimenticare le fatiche e i problemi della terra. Come a Battipaglia dove i parroci sono in prima linea e gli scout sono tra gli attori del "bar 21 marzo", bar della speranza, perché legalità e giustizia sono segni di speranza.Ma il mondo dell’antimafia è scosso da alcuni recenti fatti,  dal coinvolgimento di Lorenzo Diana in un’inchiesta di camorra al sequestro dei beni all’imprenditore Virga, personaggio antiracket.Sospendiamo il giudizio in attesa che possano dimostrare la propria verità. Anche perché ci sono rischi di delegittimazione. Ma non possiamo tacere su un clima preoccupante. Ci sono segnali inquietanti di presenze mafiose nel mondo delle associazioni e delle cooperative. Mafia Capitale ce lo insegna. Provo vergogna e una sofferenza tremenda perchè tocchiamo con mano la sfiducia della gente. Le mafie stanno inquinando le cose belle. Ma c’è un altro rischio.Quale?Il costume del nostro Paese è purtroppo la generalizzazione. Lo vedo in tre reazioni dei ragazzi: il conformismo del "tutti fanno così", la sfiducia nelle istituzioni, la ribellione.Come reagire?Il nostro compito è intercettare questi comportamenti per evitare che diventino una deriva. Lo facciamo con tanti giovani coinvolti nelle attività sui beni confiscati, coi campi di lavoro estivi. Una meraviglia! Ora tocca alla politica dare risposte di speranza, in fretta.
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