Corona: «Meno turismo di massa e aiutare chi vive quassù»La montagna osservata dal basso. Mauro Corona, scrittore, scultore ed alpinista, vive ad Erto, praticamente ai piedi del monte Toc, da cui si staccò la frana che fece esplodere la diga del Vajont.Vivere le terre alte dal basso, magari sotto le quote preservate dall’Unesco, non dev’essere così semplice.Proprio no. L’Unesco protegge aree già ben conservate e vincolate. Ma l’uomo è indifeso. Lo constatiamo ogni giorno. Mancano i servizi essenziali in molti paesi. Le Dolomiti senza Unesco possono in qualche modo sopravvivere, le Dolomiti senza la presenza umana no.Contesta questo riconoscimento?Tutt’altro. Dico che bisogna salvare i siti naturali, ma anche quelli umani, proprio perché siamo nel contesto della bellezza. È la bellezza di tua madre. Mi arrabbio quando definiscono matrigna la montagna No, la montagna è il massimo della bontà, dell’amore, perché così l’ha voluta il Creatore. Ma l’uomo, per assaporare la Bellezza, non può vivere di stenti. Lo devono sapere anche gli amici che arrivano da fuori. Dovrebbero essere più consapevoli che siamo proprio noi il presidio di questa magnificenza.Qual è il modo di gustarla più profondamente?Frequentarla a piedi. La montagna ha bisogno di essere scolpita e questo non lo si può fare viaggiando in macchina. Ci si deve fermare e guardare intensamente ogni angolo.Questo verrà favorito dal riconoscimento dell’Unesco?Non è detto a priori. Molti si fregano le mani perché gli esperti dicono che il turismo aumenterà del 30%. Non abbiamo bisogno del turismo da massa, ma di quello "contemplativo". Per questo ritengo che ci vogliano ancora regole, per impedire lo sfruttamento in termini materialistici di questa bellezza. Però non regole che risultino punitive per chi decide di restare quassù.Un esempio?Ho acquistato una baita, in qualche modo per salvarla. Ho dovuto rintracciare 40 eredi, perfino in Sardegna. E sono andato avanti per anni. Bisogna semplificare.
Corona: «Meno turismo di massa e aiutare chi vive quassù»La montagna osservata dal basso. Mauro Corona, scrittore, scultore ed alpinista, vive ad Erto, praticamente ai piedi del monte Toc, da cui si staccò la frana che fece esplodere la diga del Vajont.Vivere le terre alte dal basso, magari sotto le quote preservate dall’Unesco, non dev’essere così semplice.Proprio no. L’Unesco protegge aree già ben conservate e vincolate. Ma l’uomo è indifeso. Lo constatiamo ogni giorno. Mancano i servizi essenziali in molti paesi. Le Dolomiti senza Unesco possono in qualche modo sopravvivere, le Dolomiti senza la presenza umana no.Contesta questo riconoscimento?Tutt’altro. Dico che bisogna salvare i siti naturali, ma anche quelli umani, proprio perché siamo nel contesto della bellezza. È la bellezza di tua madre. Mi arrabbio quando definiscono matrigna la montagna No, la montagna è il massimo della bontà, dell’amore, perché così l’ha voluta il Creatore. Ma l’uomo, per assaporare la Bellezza, non può vivere di stenti. Lo devono sapere anche gli amici che arrivano da fuori. Dovrebbero essere più consapevoli che siamo proprio noi il presidio di questa magnificenza.Qual è il modo di gustarla più profondamente?Frequentarla a piedi. La montagna ha bisogno di essere scolpita e questo non lo si può fare viaggiando in macchina. Ci si deve fermare e guardare intensamente ogni angolo.Questo verrà favorito dal riconoscimento dell’Unesco?Non è detto a priori. Molti si fregano le mani perché gli esperti dicono che il turismo aumenterà del 30%. Non abbiamo bisogno del turismo da massa, ma di quello "contemplativo". Per questo ritengo che ci vogliano ancora regole, per impedire lo sfruttamento in termini materialistici di questa bellezza. Però non regole che risultino punitive per chi decide di restare quassù.Un esempio?Ho acquistato una baita, in qualche modo per salvarla. Ho dovuto rintracciare 40 eredi, perfino in Sardegna. E sono andato avanti per anni. Bisogna semplificare.
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