sabato 27 giugno 2009
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Messner: «Ora chiudiamo i passi» «Mi auguro che con questo riconoscimento le Dolomiti possano essere viste attraverso occhi nuovi, come forma nobile del Creato». Reinhold Messner è stato il primo italiano a scalare i 14 «ottomila» nel mondo. Da qualche anno si sta riposando, ma per modo di dire: ha aperto 5 musei sulle terre alte, si dà all’esplorazione e al cinema.C’è molta soddisfazione per il riconoscimento dell’Unesco, perché, prevodono gli operatori, il turismo potrebbe aumentare del 30%.L’intenzione dell’Unesco non è di attirare turismo di massa. Questo riconoscimento ci impegna ad assumerci più responsabilità nei confronti di questo patrimonio e ci garantisce la presenza di un turismo maggiormente consapevole e sostenibile.Concretamente, cosa farebbe?Chiuderei tutti i passi alpini al traffico. Grandi parcheggi a valle e turisti in quota con i mezzi di risalita oppure le navette, quando ovviamente loro stessi non vogliano andarci a piedi o in mountain bike.Quindi è favorevole ai pedaggi che la Provincia di Bolzano intende istituire?Sì, ma progressivamente bisognerebbe andare oltre. Chiuderei al traffico anche alcune valli particolarmente significative dal punto di vista ambientale.La protezione dell’Unesco significa anche promozione culturale della montagna.Io ho aperto 5 musei in quota. Concluso l’ultimo li metterò in rete. Ai 2187 metri del monte Rite ho aperto uno di questi siti, in collaborazione con la Regione Veneto, recuperando un forte di guerra in rovina.E per chi lavora?Bisogna anche fare in modo che i contadini di montagna che vivono sulle Dolomiti siano a loro volta considerati parte di questo patrimonio naturale e culturale.  Le seconde case possono garantire un futuro al turismo?No, sono la loro rovina.
Corona: «Meno turismo di massa e aiutare chi vive quassù»La montagna osservata dal basso. Mauro Corona, scrittore, scultore ed alpinista, vive ad Erto, praticamente ai piedi del monte Toc, da cui si staccò la frana che fece esplodere la diga del Vajont.Vivere le terre alte dal basso, magari sotto le quote preservate dall’Unesco, non dev’essere così semplice.Proprio no. L’Unesco protegge aree già ben conservate e vincolate. Ma l’uomo è indifeso. Lo constatiamo ogni giorno. Mancano i servizi essenziali in molti paesi. Le Dolomiti senza Unesco possono in qualche modo sopravvivere, le Dolomiti senza la presenza umana no.Contesta questo riconoscimento?Tutt’altro. Dico che bisogna salvare i siti naturali, ma anche quelli umani, proprio perché siamo nel contesto della bellezza. È la bellezza di tua madre. Mi arrabbio quando definiscono matrigna la montagna No, la montagna è il massimo della bontà, dell’amore, perché così l’ha voluta il Creatore. Ma l’uomo, per assaporare la Bellezza, non può vivere di stenti. Lo devono sapere anche gli amici che arrivano da fuori. Dovrebbero essere più consapevoli che siamo proprio noi il presidio di questa magnificenza.Qual è il modo di gustarla più profondamente?Frequentarla a piedi. La montagna ha bisogno di essere scolpita e questo non lo si può fare viaggiando in macchina. Ci si deve fermare e guardare intensamente ogni angolo.Questo verrà favorito dal riconoscimento dell’Unesco?Non è detto a priori. Molti si fregano le mani perché gli esperti dicono che il turismo aumenterà del 30%. Non abbiamo bisogno del turismo da massa, ma di quello "contemplativo". Per questo ritengo che ci vogliano ancora regole, per impedire lo sfruttamento in termini materialistici di questa bellezza. Però non regole che risultino punitive per chi decide di restare quassù.Un esempio?Ho acquistato una baita, in qualche modo per salvarla. Ho dovuto rintracciare 40 eredi, perfino in Sardegna. E sono andato avanti per anni. Bisogna semplificare.
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