Delusi e preoccupati. Le associazioni di disabili, all’indomani della presentazione del reddito di cittadinanza, esprimono con forza tutto il loro disappunto per le promesse non mantenute in favore delle persone fragili. «Non c’è stato alcun aumento delle misere pensioni che i disabili percepiscono – dice la Federazione tra le associazioni nazionali dei disabili (Fand) – come più volte ventilato nei giorni scorsi, né possono considerarsi ragionevole e condivisibili le misure a favore delle persone con disabilità». Per questo la Fand auspica l’avvio di un tavolo di confronto, soprattutto con il ministro Di Maio. «Tanto rumore per nulla», è invece il commento dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (Anmic), con il presidente Nazaro Pagano che parla di «delusione e sconcerto» per il non aumento delle pensioni di invalidità. In più parla di «guerra tra poveri» innescata dal reddito di cittadinanza e di promesse elettorali non mantenute. Ma non sono solo le associazioni a parlare di disabili dimenticati. In prima linea l’ex parlamentare dem e presidente dell’associazione A.i.d.a. Ileana Argentin per cui «questo governo prende ancora una volta in giro i disabili», perché dal reddito di cittadinanza le persone con disabilità «sono state escluse così come non sono aumentate le pensioni di invalidità». Sulla stessa lunghezza d’onda il presidente dei deputati di Forza Italia Mariastella Gelmini per cui «i disabili sono stati presi in giro e poi abbandonati da questo governo».
Il timore è quello di rimanere doppiamente escluso. Escluso dal lavoro, che non si trova nonostante il collocamento obbligatorio. Ed escluso pure dal Reddito di cittadinanza, dagli aumenti previsti per gli invalidi, ma solo se poveri. La storia di Roberto, 46 anni, di Modena è emblematica di una condizione – quella degli invalidi parziali o totali che ricevono una pensione davvero minima, 285 euro al mese – e che speravano di vedersela aumentare almeno fino ai 500 euro previsti da Pensione e Reddito di cittadinanza ma sono invece rimasti delusi, perché l’accesso al contributo varato per decreto giovedì scorso resta limitato, anche per gli invalidi, a coloro che hanno un Isee inferiore a 9.360 euro, oltre agli altri paletti previsti.
«Io sono invalido al 75% e percepisco la pensione di 285 mensili ma non basta per vivere – racconta Roberto –. Penso che tutti gli invalidi dovrebbero beneficiare di un aumento che li porti almeno alla somma di 500 euro (più 280 di eventuale contributo per l’affitto) previsto come livello minimo di garanzia dal Reddito di cittadinanza». Roberto vive assieme ai genitori – pensionata pubblica la madre, ex lavoratore autonomo il padre – e perciò l’Isee che misura i redditi familiari complessivi supera il livello di 9.360 euro fissato come tetto per l’accesso al Reddito di cittadinanza. Senza che per questo la famiglia sia particolarmente ricca, anzi dovendo far fronte a molte spese sanitarie sia per Roberto sia per i genitori. In realtà, il primo desiderio di Roberto sarebbe quello di lavorare e guadagnare abbastanza per mantenersi in maniera autonoma, ma per i suoi gravi problemi neurologici e alla vista non ha trovato finora impieghi fissi. Solo una borsa lavoro temporanea di 200 euro al mese senza ferie e tredicesima, ormai prossima alla scadenza.
«Nonostante abbia il diploma di scuola superiore, buone capacità e volontà, i curriculum che ho spedito non hanno avuto risposta – racconta ancora Roberto –. E, soprattutto, mai finora il Centro per l’impiego (Cpi) mi ha contattato per propormi un lavoro», nonostante la legge sul collocamento obbligatorio dei disabili. Ecco allora il rischio per Roberto della doppia esclusione: dal lavoro perché il collocamento pubblico non funziona ed è presumibile che in futuro i Cpi avranno interesse a dare precedenza ai percettori del Reddito di cittadinanza, visti gli sgravi per le imprese che assumono e i bonus per i collocatori; dal Reddito di cittadinanza stesso perché considerato, cumulando i redditi dei genitori, troppo 'ricco' per essere aiutato.
E così, per Roberto come per almeno altri 800mila disabili e invalidi civili, resta lo 'scandalo' di una pensione ferma a 285 euro al mese. Beninteso, i precedenti governi hanno agito su altre politiche sociali e non si sono mai preoccupati del basso livello degli assegni di invalidità. La differenza, però, è che nei mesi scorsi il tema è stato più volte sollevato con solenni promesse in campagna elettorale, in particolare da parte di Lega e Centrodestra.