sabato 8 febbraio 2020
Dall’analisi emerge che tra il 2011 e il 2018 si registra un calo dell’1,3% del numero di aziende (-13mila) e una crescita dell’1,3% dei dipendenti (+160mila)
Diminuiscono le imprese, ma crescono gli addetti
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Per capire meglio come va, dove va e come potrebbe andare l’economia italiana si può trovare un valido aiuto da un censimento. A partire da quello permanente delle imprese 2019. Così ha fatto l’Istat che, a quattro mesi dalla rilevazione, ieri a Piazza Affari a Milano ha diffuso i risultati. Un censimento che ha coinvolto circa 280mila imprese con 3 e più addetti, rappresentative di un mondo di poco più di 1 milione di unità, equivalenti al 24% delle imprese del Belpaese che producono, però, l’84,4% del Pil ed impiegano il 76,7% degli addetti (12,7 milioni).

Dall’analisi emerge che tra il 2011 ed il 2018 si registra un calo dell’1,3% del numero di imprese (-13mila) ed una crescita dell’1,3% degli addetti (+160mila). Considerando che tra il 2001 ed il 2011 le imprese di 3 e più addetti crescevano dell’8,3% (+80mila unità) e gli addetti del 5,9% (+700mila) appare chiaro che il sistema produttivo evolve verso una dimensione media maggiore. Allo stesso tempo è cresciuto il peso occupazionale delle imprese di grandi dimensioni. Il rapporto mette in luce tutta una serie di tendenze che fotografano bene lo stato delle nostre imprese. Così si vede come cresce il terziario mentre l’industria perde terreno, come crescono i servizi quelli quelli delle attività artistiche, sportive, di intrattenimento e di divertimento ma anche quelli della ristorazione. Il problema, però, è che tre imprese su quattro sono controllate da una sola persona o da una famiglia e solo con l’aumentare delle dimensioni dell’impresa si nota la diminuzione del controllo individuale e familiare. In generale nelle imprese – almeno in quelle con 10 addetti – l’obiettivo prioritario è la difesa della posizione di mercato. E di fronte ad obiettivi di crescita ecco che un’impresa su tre sperimenta cambiamenti di processo, prodotto o mercato, soprattutto in quelle del Nord Italia. E due terzi delle imprese investe sulla formazione, soprattutto in ricerca e sviluppo e internazionalizzazione. In un contesto simile le risorse umane sono centrali con una ripresa, nel triennio 2016-18, delle assunzioni a tempo determinato. Peccato che a frenare le assunzioni ci sia costo del lavoro e l’incertezza del futuro. In compenso le imprese nostrane hanno imparato a fare squadra, lavorando con altre aziende od istituzioni, pur restando molto legate al mercato locale.

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