giovedì 6 ottobre 2011
COMMENTA E CONDIVIDI
«La tragedia di Barletta, ben lungi dall’essere un eccezione, è l’incredibile fotografia di una realtà per tanti versi ancora medioevale che caratterizza moltissimi ambienti di lavoro. È più che giustificata l’indignazione del Capo dello Stato». È durissimo il commento di Donato Ceglie, sostituto procuratore generale a Napoli e fino ad agosto alla guida di un gruppo specializzato in reati relativi al mondo del lavoro della procura di Santa Maria Capua Vetere. «Dilaga il lavoro nero, dilaga la sistematica e impunita violazione della normativa antinfortunistica. C’è una strettissima correlazione tra lavoro nero e morti bianche. È calpestare le regole della Costituzione».Dottor Ceglie, ma qualcuno alla fine paga?Mi chiedo quando un datore di lavoro che si macchia di stragi come questa di Barletta andrà in galera. Quando gli ufficiali di polizia giudiziaria preposti ai controlli e che sapevano bene di situazioni di questo tipo, subiranno conseguenze per le loro clamorose omissioni. E temo che le omissioni istituzionali non si fermino soltanto a loro ma tocchino anche quanti dovrebbero controllare i controllori. Non a caso una delle nostre indagini era intitolata "Chi controlla i controllori?". Emergeva che gli ufficiali di pg della Asl andavano a estorcere soldi sui cantieri e nelle aziende, consentendo che si continuasse a lavorare in condizioni come quelle di Barletta.Le pene sono sufficienti?Sono assolutamente insufficienti e inadeguate. Eppure ci fu un coro di chi ne ha chiedeva di più blande. Ma per tragedie di questo tipo il primo rischio è la prescrizione. Perché se si procede per omicidio colposo buona parte dei casi si prescrivono. Gli omicidi colposi danno al massimo 1 anno e 8 mesi. Quindi con la sospensione condizionale questi signori il carcere non lo conoscono mai. Ma la cosa grave è che molti di loro sono già stati condannati per precedenti omicidi colposi e continuano indisturbati a uccidere.Cosa si dovrebbe fare?Si dovrebbe procedere, come ha fatto la procura di Torino per la vicenda Thyssen Krupp, per omicidio volontario. Il datore di lavoro sapeva bene in quali condizioni le dipendenti in nero lavoravano, ha accettato questo rischio e implicitamente anche il crollo. Questo è omicidio volontario.E i controlli?Si riesce a coprire solo il 2-3% in fase preventiva. Si fanno poi, dopo le tragedie, in sede di accertamento delle responsabilità. Ma ci sono alcuni ufficiali di pg, come quelli delle Asl, che stanno in quegli uffici da più di 30 anni, in violazione di qualsiasi regola di trasparenza, di rotazione e di correttezza: non li controlla nessuno!Qualcuno, anche in questa occasione, ha detto che gli imprenditori non ce la fanno a rispettare le norme per colpa della crisi.Non c’è nessuna giustificazione al risparmio sulla pelle della povera gente.Non ci sono responsabilità anche dei lavoratori?Ma quale responsabilità! Quel lavoratore è costretto a lavorare in quelle condizioni. Appena apre bocca viene non licenziato, perché non è nemmeno assunto, ma letteralmente cacciato a calci nel sedere. E poi i lavoratori non sono formati, non sono informati, non sono sottoposti a sorveglianza sanitaria, non beneficiano di dispositivi di protezione.Lei ha condotto l’inchiesta sui tre operai asfissiati l’11 settembre 2010 in un’azienda di Capua.Sono stati mandati a morire in una "camera a gas". Per risparmiare pochi soldi, in un quadro di disorganizzazione totale e di violazione sistematica della normativa antinfortunistica.Eppure i dati ufficiali dicono che le "morti bianche" stanno diminuendo.Moltissimi infortuni sfuggono, simulati come incidenti stradali o morti naturali, proprio perché sono lavoratori in nero. E purtroppo i compagni di lavoro, pur di salvare quel lavoro nero, abbandonano i cadaveri senza mostrare un minimo di solidarietà. A cosa portano la fame e la miseria!
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: