L'aula del Senato ha bocciato la questione sospensiva presentata dal Pd al ddl Diffamazione. Poi i senatori hanno respinto la richiesta di calendario dei lavori alternativo proposto dal Pd. Il presidente del gruppo Anna Finocchiaro aveva chiesto di discutere la legge elettorale e i decreti prima del ddl Sallusti."Tra cinque minuti c'é una capigruppo sulla legge Sallusti, sta diventando una telenovela". Lo ha detto il presidente del Senato
Renato Schifani, incontrando in mattinata la scuola di perfezionamento per le forze di polizia, e alludendo al fatto che si sarebbe dovuto assentare dopo il saluto ai giovani presenti in sala."È da sette anni che presiedo il gruppo parlamentare al Senato e sono sette anni che chiedo che l'Aula lavori anche di lunedì. Senza alcun risultato. Ora, invece, per il ddl Sallusti, l'Aula si riunirà. È davvero incredibile". A sottolinearlo è il presidente dei senatori del Pd
Anna Finocchiaro che ha proposto la votazione di un calendario alternativo dei lavori d'Aula rispetto a quello chiesto dal Pdl con l'esame del testo sulla diffamazione sia domani, sia lunedì "fino a esaurimento del testo".Il capogruppo
Maurizio Gasparri ha difeso intanto la norma 'salva-direttori' presentata dal relatore Filippo Berselli. "In fondo l'emendamento dice solo che se il direttore è l'autore dell'articolo anche per lui ci sarà il carcere. Ma se non lo ha scritto e ha solo omesso di vigilare, per lui scatterà la multa"."E' difficile ormai trovare anche le parole giuste per descrivere lo scempio del testo sulla diffamazione. A dispetto dei santi e dei diavoli, una risicatissima maggioranza dell'Aula ha deciso il ritorno dall'inferno, dov'era giustamente finito, di un provvedimento che è quasi una garanzia del carcere per i giornalisti e salva, ipoteticamente, solo i direttori. E' una vergogna inaudita. Un provvedimento nato per eliminare il carcere, l'ha riproposto persino in modo plateale". Così il senatore del Pd
Vincenzo Vita."Il rispetto per le istituzioni parlamentari non ci fa velo e non ci impedisce di ribadire le ragioni della coerenza e del senso di una giustizia giusta. Al punto in cui si trova, la proposta di legge sulla diffamazione a mezzo stampa è improponibile, fomenta scontro e alimenta ingiustizia. Non passerebbe neppure un serio vaglio di costituzionalità". A sottolinearlo è il segretario della Federazione nazionale della stampa,
Franco Siddi, che chiede con forza lo stop al provvedimento e invoca anche la possibilità del ricorso allo sciopero.Per Siddi, "sta diventando un'assurda provocazione, quasi una ricerca di scontro sociale, dopo aver già marcato la via, indecorosa, di un regolamento di conti. La saggezza dei vertici parlamentari s'imponga sulle irragionevolezze e sulle spinte muscolari. La temperatura sociale è già molto calda, il commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa sta osservando con inquietudine quanto sta accadendo. L'unica risposta, se si vuole il bene dell'Italia, è uno stop a questa proposta di legge diventata impresentabile. Non si surriscaldi ancora la temperatura. Se si avanti così, anche uno sciopero generale potrebbe essere inevitabile".