Caro direttore, ho letto con interesse il carteggio tra lei e il collega e amico Franco Monaco. Mi ha colpito lo spessore culturale con cui avete interloquito su una materia così delicata come le unioni civili. Indegnamente sono entrato in questa discussione a causa di un termine – clericale – che ho utilizzato polemicamente nei confronti di Alfano e Formigoni a proposito delle loro posizioni sulla
stepchild adoption. L’umanesimo integrale è il messaggio più potente degli ultimi anni. E questo papato ha molto da insegnare alla politica rispetto a una riflessione critica sul capitalismo: non è un monito moralistico o di costume, ma una domanda costante e severa sui meccanismi attraverso cui il mercato si mangia progressivamente porzioni di democrazia e di libertà. L’esortazione
Evangelii gaudium e l’enciclica
Laudato si’ sono un alto esempio di questa elaborazione. Non l’ho lette con le lenti di chi cercava le proprie ragioni nell’ambito della riflessione autonoma di un Papa, ma con la curiosità di chi voleva comprendere perché quel messaggio così allarmato e definitivo viene dal cuore di una Chiesa che si fa anche frontiera sociale rispetto a una sinistra politica chiusa e autoreferenziale. Sono convinto come Monaco che il centrosinistra nel corso degli ultimi anni abbia smarrito il filo di una critica radicale al capitalismo finanziario, rivelandosi poco incline a coltivare un’autentica tensione all’uguaglianza e rimanendo muto di fronte a una ristrutturazione dei rapporti di produzione che ha progressivamente separato la libertà dal lavoro. Oggi questo binomio si è perso, ha prevalso un’idea di profitto illimitato che considera l’ecosistema un ostacolo alla crescita economica e le braccia umane una variabile dipendente dalle oscillazioni delle Borse. Se attraversiamo questo Paese capiamo che diseguaglianza, ascensore sociale bloccato, Mezzogiorno che scivola verso livelli di sottosviluppo ormai incompati- bili con il dettato costituzionale, sono la sua cifra dominante. Possiamo pensare che questo non abbia a che fare con l’assenza persino di una gamma basilare di diritti che hanno a che fare con l’autodeterminazione degli individui, della propria libertà di scelta e della possibilità di costruire un proprio percorso di vita e di affetti, siano essi etero od omo? Non riesco a considerare una forma di individualismo e subalternità al mercato questa domanda crescente di diritti. Al contrario, una società dove i diritti civili sono 'larghi' aiuta anche la crescita e lo sviluppo dell’uguaglianza e della democrazia. L’Ulivo, come dice Monaco, era l’originale sintesi tra sinistra riformista e cattolici democratici: stagione politica alla quale sono affezionato e legato politicamente. All’epoca parlare di matrimoni gay era una ipotesi lunare, che non abitava nell’agenda di nessuna forza progressista europea. Oggi è realtà quasi ovunque nel Vecchio Continente. Purtroppo allora non riuscimmo a immaginare l’ipotesi massima, ma neanche a praticare l’ipotesi minima, i famosi Dico, perché l’alleanza non resse ed emersero identità indisponibili a un compromesso. Io considero la proposta in campo con il ddl Cirinnà un compromesso accettabile, per quanto ipocrita persino nel nome (formazioni specifiche) e debolissimo rispetto alla piena realizzazione di un principio che deve vedere ciascuno libero e uguale di fronte alle scelte della vita. Non credo sia giusto chiamarlo il primo passo verso i matrimoni egualitari, che sono un’altra cosa e che oggi non hanno i numeri per passare in Parlamento, per quanto siano a mio avviso maturi nella società. Credo che questo dibattito vada svolto alla luce del sole, senza tatticismi. Anche il Governo non può giocare su troppi tavoli: c’è un’iniziativa parlamentare, vada avanti, senza che le dinamiche della maggioranza frenino le scelte. Il clericalismo c’entra con tutto questo? Chiaramente ho usato un termine forte, rivolto a esponenti di un partito, il Ncd, che utilizza i propri numeri come rendita di posizione per piantare bandierine ideologiche piuttosto che ricercare risposte innovative. E, attenzione, questo non accade solo sul terreno dei diritti civili, ma anche e soprattutto sul piano economico e sociale. Una personalità come Sacconi non è esclusivamente contrario alla
stepchild adoption, ma è stato l’artefice dell’abolizione dell’art. 18 e il promotore principale di un’idea di flessibilità assoluta del lavoro. Per me clericalismo significa innanzitutto conservazione ovvero utilizzare l’ispirazione religiosa per rendere regressivo l’intero quadro dei diritti e delle libertà. Una forma di estremismo che è l’esatto opposto della dottrina sociale della Chiesa. Questo il giudizio che mi differenzia anche da lei, direttore, nonostante io condivida tantissima parte della sua riflessione. Il liberismo mercantilista è entrato a tal punto nelle vene di certa destra nostrana che, benché si autodefinisca cristiana, sembra contraddire dalle fondamenta l’idea stessa di umanesimo integrale. Se è così, se non si tratta solo di una disputa terminologica, è giusto confrontarsi per fare quei passi in avanti che nei momenti migliori del nostro Paese hanno reso la nostra democrazia più forte e più consapevole. *
Capogruppo deputati Sinistra Italiana