Lo sfogo di Bersani? «Sì, l’ho ascoltato – afferma il leader dell’Italia dei Valori –. E gli dico: è vero che la macchina del fango esiste, ma non cada nella tentazione di buttarla in politica per non affrontare i problemi nel merito. Non è così che si costruisce l’alternativa». La questione morale, aggiunge l’ex protagonista della stagione di Mani pulite, riguarda «tutta la classe politica» (incluso il ministro Tremonti, che «ha chiuso gli occhi per non vedere») e va affrontata alla radice.
Allora, si sta gettando del fango addosso al Pd o anche per loro c’è una questione morale?Chiariamo: rientra nella logica che nella lotta politica qualcuno cerchi di utilizzare le risultanze di indagini per contrastare l’avversario. Io, che la macchina del fango l’ho subita per due volte - nel 1995/96 a Brescia e più di recente a Roma -, dico però che è inutile prendersela con i mass-media, che pubblicano i fatti dandone una versione di parte e creando una cassa di risonanza.
Invece?L’unico modo per evitare davvero che la macchina del fango si alimenti, è correre dal magistrato e chiarire i fatti, come appunto ho sempre fatto io. Prendiamo il caso di Penati: io, che l’ho conosciuto, non credo che sia un ladruncolo, di quelli che nascondono i soldi sotto il
puff. Ma lui non può limitarsi a dire "chiarirò a breve". Che aspetta? Vada subito dai giudici, prenda il primo microfono e chiarisca. Ogni rappresentante eletto ha il dovere di farlo, per il rispetto dovuto ai cittadini.
Insomma, anche il Pd balbetta un po’ su questi temi?Il nodo è la commistione d’interessi nelle nomine in aziende pubbliche e società municipalizzate, che spesso sono usate anche per ricavarne benefici per il partito. Questo conflitto è una cappa che pesa sull’Italia e che va affrontato con energia.
A colpi d’inchieste?Qui nessuno vuole discutere di responsabilità penali, ma di quelle politiche sì. Dovremmo fare tutti un esame di coscienza per stabilire fino a che punto la politica deve immischiarsi negli affari, fissando dei confini precisi. Su queste materie il dialogo deve essere trasversale.
Questo esame lo deve fare pure l’Idv?Posso legittimamente dire che non abbiamo problemi così evidenti, ma anche noi abbiamo avuto dirigenti implicati in vicende giudiziarie e non mi sento di mettere la mano sul fuoco per tutto il mio partito. Tanto più che l’Idv ha avuto meno casi perché ha meno potere.
Con il Pd va costruita prima di tutto un’"alleanza morale"?L’Idv ha presentato su questi temi 21 proposte di legge, che giacciono in Parlamento. A partire dai nostri tre cardini: la non candidabilità e la decadenza per i condannati; l’impossibilità di assumere incarichi di governo, a ogni livello, per le persone sotto processo; il divieto di partecipare a gare pubbliche per imprenditori condannati per reati contro la pubblica amministrazione. Il Pd assuma l’impegno di farle diventare legge nei primi 100 giorni di governo, se si vincessero le prossime elezioni. E applichi da subito queste regole al proprio interno, senza ricorrere a giochini come fatto per Tedesco, rimosso dalla Puglia per garantirgli lo "scudo" in Senato.
E il caso Milanese?Se fosse accertato che lui mercificava su incarichi e consulenze, per Tremonti può essere sufficiente sul piano penale dire che lui non ha responsabilità dirette. Ma lasciando fare al suo collaboratore se ne è assunto la responsabilità politica. Detto ciò, prendersela col ministro dell’Economia è riduttivo in presenza di un governo che ha fatto un abuso reiterato dell’aver varato leggi per interesse personale. Non è Tremonti che se ne deve andare, ma è tutto il governo.