mercoledì 11 febbraio 2009
La replica delle suore che l’hanno curata per 15 anni, dopo le descrizioni a tinte forti ospitate da alcuni media. «Cosa possono averle fatto in soli 4 giorni per ridurla così?».  Stupore anche per le dichiarazioni di Beppino Englaro che ieri al tg del Friuli ha detto che la figlia ha subito per 17 anni «violenza terapeutica» Le religiose: «È un uomo tutto da capire». E si chiudono nel silenzio e nella preghiera
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«Non è possibile che Beppino abbia detto questo», mormorava ieri a Lecco suor Rosangela, dopo aver letto sul 'Corriere' di una E­luana che pesava 35 chili e il cui vol­to era deturpato dalle piaghe. «For­se si riferiva a questi ultimi giorni, dall’arrivo a Udine, ma come può essere cambiata così?», si chiedeva senza capire... Una settimana sen­za più cure né sollievi e quattro giorni senza cibo né acqua, sospe­si per intero e all’improvviso, sono torture, è vero, ma possono basta­re? «Da qui è andata via che era bel­la - taglia corto la suora - , del resto verranno pur fuori le cartelle clini­che, basterà andare a leggere l’ulti­mo bollettino di Defanti prima del­la partenza da Lecco. È scritta ogni cosa, qui in collaborazione con lui si seguiva un percorso ben preciso e dettagliato, risulterà tutto». E le accuse di Beppino? Alza le spalle lasciando trasparire solo affetto. «È un uomo tutto da capire». Ora che importanza può avere che Eluana avesse un aspetto salubre o malato, che fosse magra o in car­ne? Oggi davvero tutto questo sa­rebbe abissalmente lontano, persi­no grottesco. Se non fosse che quel corpo, anche ora che tace, conti­nua a parlare, eccome se parla. E racconta anni di assistenza perfet­ta a tutti i livelli. O invece altrettanti anni di «violenze subìte», a sentire chi vorrebbe una Eluana scarnifi­cata, «dalla faccia che si era rinsec­chita come il resto del corpo», che « pesava meno di 40 chili » , le cui «braccia e gambe erano rattrappi­te » , con il viso tutto piagato da « quelle lacerazioni che ai vecchi vengono sul sedere o sulla schiena ma a lei anche in faccia»... Questo si leggeva infatti sul 'Corriere del­la Sera' di ieri a firma Marco Ima­risio, questo il papà di Eluana gli ri­feriva « ancora ieri mattina » ( cioè lunedì 9, giorno della morte), of­frendo un quadro raccapricciante dello stato di sua figlia (che lui ha visto per l’ultima volta martedì 3, il giorno dopo l’arrivo a Udine). Bi­sognerebbe solo tacere, adesso, ma simili dichiarazioni disorientano un’opinione pubblica che non sa più dove sta la verità e ha diritto di sapere: perché l’uccisione di Elua­na non è (e non è mai stata) un fat­to privato, e oggi sostenere che fos­se in stato terminale, un lumicino che attendeva solo un soffio per spegnersi, suona come una gravis­sima e fuorviante deriva. L’ennesi­ma. Difficile, peraltro, da sostene­re: non solo lo stesso neurologo Carlo Alberto Defanti ancora l’al- troieri (lunedì 9), non prevedendo il crollo della paziente, insisteva sul­le sue 'ottime' condizioni fisiche («al di là della lesione cerebrale è u­na donna sana, mai una malattia, mai un antibiotico, probabilmente resisterà più a lungo della media»), ma curiosamente lo stesso ' Cor­riere' per due giorni consecutivi ha affidato a un’altra dei suoi inviati a Udine la descrizione dello stato di Eluana, di segno opposto a quella del collega: per altri tre o quattro giorni, scriveva infatti Grazia Ma­ria Mottola sabato 7 febbraio, «il suo volto resterà ancora intatto, le guance piene, gli occhi allungati, le labbra rosa... » , certo, aggiungeva poi, non ha più l’ombretto azzurro sulle palpebre né le pose da mo­della delle foto di vent’anni fa, ma è «pur sempre bella anche oggi, so­prattutto per la pelle, ancora bian­ca e distesa». Solo tra qualche gior­no, diceva dopo aver sentito De­fanti e De Monte, « il viso comin­cerà ad affilarsi, e zigomi e naso spunteranno sempre più pronun­ciati. Ma nessuno permetterà che la sua pelle si raggrinzisca e perda il candore». Ancora lo stesso quoti­diano e la stessa cronista, domeni­ca 8 febbraio, dedica un intero ar­ticolo a descrivere un’Eluana che è ovviamente « l’immagine sbiadita della bruna stupenda» di un tem­po, ma ha gli stessi lineamenti so­lo più delicati ed è ancora bella. La giornalista rivela di averla vista dal vivo nella stanza di Lecco più vol­te, anche a ottobre nel giorno in cui un’emorragia se la stava portando via. Anche in quelle condizioni «la pelle è chiara e distesa, gli occhi profondi che non si fermano mai», ma la bocca «si apre e si chiude boc­cheggiando » per la morte che pare imminente. Invece la crisi passa e pochi giorni dopo «il viso è sempre lo stesso», la vita riprende i suoi rit­mi con « le passeggiate in carroz­zella, la ginnastica tra le mani del­le suore » . E, aggiungiamo noi, di quattro fisioterapisti che tutti i gior­ni si alternavano per tenere tonici i muscoli e sano il fisico. Girata con­tinuamente nel letto antidecubito, Eluana non aveva una piaga e i suoi arti erano sodi grazie alla ginnasti­ca passiva, quella che migliaia di al­tri pazienti in stato vegetativo pur­troppo non ottengono, dati i costi di simili trattamenti. Allo stesso De­fanti la sera dell’emorragia aveva­mo chiesto personalmente come Eluana potesse essere così florida e sana, senza una piaga, e il medico aveva attribuito senza esitazioni il merito «a queste suore che volon­tariamente la assistono con una competenza e abnegazione che io non ho mai visto altrove». E così stridono ancora di più le ul­time dichiarazioni rilasciate ieri se­ra da Beppino al tg del Friuli: «Non perdòno la mancanza di rispetto nei riguardi di Eluana e della mia fa­miglia tutti questi anni. Eluana ha subìto non un accanimento tera­peutico, ma una violenza terapeu­tica: non voleva che nessuno le mettesse le mani addosso e loro lo hanno fatto continuamente per 17 anni». Anche dinanzi a insinuazioni in­giuriose le suore chiedono solo si­lenzio e preghiera, e ancora ieri si preoccupavano per Beppino, l’uo­mo che hanno sempre rispettato al punto da essere state inflessibili guardiane di quella figlia diventata anche loro, al cui capezzale non ac­cedeva nessuno - senza eccezioni ­se non era accompagnato dallo stesso Englaro. Ieri per ultima alla ridda di voci si è aggiunta quella di Marinella Chiri­co, giornalista Rai, che domenica pomeriggio, quando Eluana era già priva di cibo e acqua da tre giorni, proprio da papà Beppino è stata fatta entrare nella stanza della fi­glia assieme al fratello Armando Englaro: «Mi ha chiesto di vederla perché critiche 'ferocissime e cru­deli' mettevano in dubbio il suo stato reale», spiega la collega, che là dentro 'scopre' che Eluana, dopo 17 anni di stato vegetativo, «è irri­conoscibile rispetto alle foto » ( di venti anni prima e di ragazza sana), che è «una donna completamente immobile», che «gli infermieri so­no costretti a girarla ogni due ore», per evitare il decubito (come a Lec­co si è fatto per 15 anni), che solo le orecchie «presentano lesioni» in quanto «unica parte del corpo non tutelabile nemmeno girandola»… C’è da chiedersi come immagina­va che fosse uno stato vegetativo (incontrare questi pazienti è sem­pre una delle esperienze più toc­canti) e se avesse nella sua vita av­vicinato già altri pazienti del gene­re (ma certo non curati come Elua­na). A questo punto, però, di «ferocissi­mo e crudele» c’è solo un terribile sospetto: se davvero una settimana nella casa di riposo di Udine è ba­stata, come dice la Chirico, a fare di Eluana un corpo la cui vista era 'devastante', che cosa le hanno fat­to? Come si distrugge in sette gior­ni un equilibrio stabile da quindi­ci anni? Per Eluana ormai non c’è più nulla da fare, ma a chi di dove­re ora almeno l’obbligo di far e­mergere tutta la verità. Suor Albina, che con suor Rosangela e le altre sorelle ha curato per 15 anni Eluana alla clinica 'Talamoni' di Lecco
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