È una tragedia senza precedenti quella che si è consumata martedì nella sezione nido del carcere di Rebibbia, dove una detenuta di 33 anni rientrando dal giardino ha gettato i suoi due bambini - Faith di 6 mesi, Divine di 2 anni - giù dalla rampa delle scale, uccidendo la prima e ferendo gravemente il secondo.
La donna, che si trovava in carcere da un mese per spaccio ed era stata estradata dalla Germania il 27 agosto, sarebbe già stata sottoposta in passato a controllo medico dopo alcune segnalazioni. A quanto si è appreso da fonti interne al carcere, l'area sanitaria era stata informata di alcuni disagi psichici che avrebbe manifestato la donna e su questo ci sarebbero relazioni scritte, in particolare da parte degli agenti della polizia penitenziaria. Pare che si trovasse in difficoltà proprio per la sua condizione di detenzione insieme ai piccoli. Ora si trova in infermeria, sotto stretta sorveglianza. La donna avrebbe detto al suo legale: "Ora i miei angeli sono in paradiso".
Il bimbo sopravvissuto, Divine, ricoverato in condizioni disperate al Bambino Gesù, con danni cerebrali gravissimi, è stato dichiarato clinicamente morto mercoledì. I medici cercano di rintracciare il padre, un nigeriano, per avere l'assenso all'espianto degli organi.
Intervista a Mauro Palma, garante nazionale dei diritti dei detenuti. Guarda il video di Tv2000:
Immediato l'intervento del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, che prima si è recato a Rebibbia e poi a visitare il piccolo in ospedale: «È una tragedia - ha detto -. Personalmente prego perché il bambino in ospedale possa essere salvato dai medici che stanno facendo di tutto. La magistratura sta già facendo gli accertamenti, posso soltanto dire, e non posso aggiungere nient'altro, che chiaramente il ministero ha già aperto un'inchiesta interna per verificare le responsabilità».
Alle parole sono seguite i fatti: mercoledì Bonafede ha deciso di sospendere la direttrice della sezione femminile del carcere di Rebibbia, Ida Del Grosso, la vicedirettrice Gabriella Pedote e la vicecomandante del reparto di Polizia penitenziaria Antonella Proietti.
In Italia sono una sessantina i bambini che si trovano a vivere i loro primi anni di vita dietro le sbarre accanto alle loro madri. Da anni la loro situazione viene considerata inaccettabile e una legge del 2011 prevede la creazione di Istituti a custodia attenuata per le detenute madri (Icam). Attualmente questi ultimi, però, sono solo 5 sui 15 carceri in cui sono presenti mamme con bambini in età prescolare.